Film: AVATAR

Titolo originale: Avatar
Regista: James Cameron
Anno: 2010
Genere: Avventura
Cast: Sam Worthington (Jake Sully), Zoë Saldaña (Neytiri), Stephen Lang (Col. Miles Quaritch), Sigourney Weaver (Dr. Grace Augustine), Michelle Rodriguez (Trudy Chacón)

Visto il: 24 febbraio 2010
Valutazione: ★★★

Trama: Entriamo in questo mondo alieno attraverso gli occhi di Jake Sully, un ex Marine costretto a vivere sulla sedia a rotelle. Nonostante il suo corpo martoriato, Jake nel profondo è ancora un combattente. E' stato reclutato per viaggiare anni luce sino all'avamposto umano su Pandora, dove alcune società stanno estraendo un raro minerale che è la chiave per risolvere la crisi energetica sulla Terra. Poiché l'atmosfera di Pandora è tossica, è stato creato il Programma Avatar, in cui i "piloti" umani collegano le loro coscienze ad un avatar, un corpo organico controllato a distanza che può sopravvivere nell'atmosfera letale. Questi avatar sono degli ibridi geneticamente sviluppati dal DNA umano unito al DNA dei nativi di Pandora... i Na’vi. Rinato nel suo corpo di Avatar, Jake può camminare nuovamente. Gli viene affidata la missione di infiltrarsi tra i Na'vi che sono diventati l'ostacolo maggiore per l'estrazione del prezioso minerale. Ma una bellissima donna Na'vi, Neytiri, salva la vita a Jake, e questo cambia tutto.

Finalmente ce l'ho fatta: dopo più di un mese dall'uscita ho visto Avatar! Purtroppo non sono andata al cinema candida e pura, ma ne ho sentite talmente tante che mi ero già fatta un'idea prima dell'inizio.

Sicuramente il tempo è volato senza che me ne accorgessi, e questo è già molto positivo, gli effetti sono davvero spettacolari, i colori stratosferici e i Na'vi sono bellissimi, con questi occhi enormi e gialli e la pelle blu. Mi sono piaciute moltissimo le scene d'azione che sono un tripudio di effetti speciali e anche le scene di volo. Quello che invece mi ha lasciata un po' perplessa è stato il fatto che non ho provato quella suspance che porta a chiedersi «come finirà?». La storia, infatti, ricorda molto quella di Pocahontas (con un finale diverso, è vero, ma il concetto è quello) e il finale stesso risulta già chiaro dal minuto uno.

Al di là di queste osservazioni, che non tolgono al film il suo fascino ma ridimensionano secondo me l'entusiasmo, sono stata contenta di averlo visto. In ogni caso credo non si meriti assolutamente l'Oscar come miglior film, mentre approvo senza dubbio quelli per i "migliori effetti visivi" e "migliore scenografia".

Le mie letture: Strane Creature, di Tracy Chevalier

Strane creatureStrane creature di Tracy Chevalier
My rating: 4 of 5 stars

Il mio primo incontro con Tracy Chevalier è stato davvero una piacevole scoperta: "Strane Creature" racconta la vera storia di Mary Anning, la donna che scoprì i resti del primo ittiosauro dando così un'enorme contributo allo sviluppo delle teorie evoluzionistiche, e di Elizabeth Philpot, studiosa di pesci fossili. Tramite la sua penna la Chevalier riporta alla luce la storia di queste due figure femminili sicuramente atipiche per l'epoca: due donne sole, non particolarmente interessate al matrimonio o agli altri interessi più tipicamente femminili e che invece preferiscono trascorrere ore sulla spiaggia alla ricerca di fossili oppure chiuse nel loro studio a catalogare le loro scoperte.

Mary Anning
Mary ed Elizabeth sono due personaggi affascinanti, che l'autrice ci permette di conoscere alternando le loro voci capitolo dopo capitolo e fornendoci così una visione a tutto tondo sulla storia e sui loro pensieri ed emozioni. Dal punto di vista narrativo, mi ha piacevolmente colpito il modo in cui le voci delle due donne siano estremamente caratteristiche e diverse l'una dall'altra, tanto da rendere chiarissimo quando sia l'una e quando l'altra a prendere la parola nella narrazione. L'ambientazione, poi, è molto curata e questo è forse in assoluto l'aspetto che ho più amato del romanzo, oltre naturalmente allo spazio che viene lasciato all'approfondimento delle scoperte scientifiche dell'epoca, alla descrizione dei fossili, degli strumenti e delle tecniche di lavoro della comunità scientifica dell'epoca.

Elizabeth Philpot
Elizabeth Philpot
La lettura non è stata per me del tutto esente da difetti: in alcuni momenti ho avuto la sensazione che i personaggi fossero un po' forzati in certi atteggiamenti, forzature che si manifestano principalmente in un'acutezza un po' anomala, che porta Elizabeth ad intuire in maniera sorprendentemente rapida la portata delle scoperte proprie e di Mary, senza nemmeno dover spendere tempo in ricerche e approfondimenti. Considerando che la scoperta dell'ittiosauro ha contribuito a rivoluzionare la concezione del mondo dell'epoca, facendo nascere l'idea che potesse essere esistito un periodo storico pre-umano, in cui a popolare la terra fossero creature ormai estinte e mettendo quindi in discussione la visione creazionista che era ritenuta da secoli l'unica vera e possibile (ponendo quindi anche le basi per le successive teorie evoluzionistiche), questa immediata intuizione di Elizabeth mi sembra difficilmente credibile e un po' sbrigativa.

Nel complesso comunque il romanzo mi è piaciuto molto e nonostante non si possa certo dire che si tratti di un libro d'azione, l'ho trovato molto coinvolgente. Anzi, credo proprio che la linearità della trama e la sostanziale mancanza di colpi di scena abbiano contribuito a rendere il romanzo più realistico oltre ad evitare alcuni clichè che erano davvero lì dietro l'angolo.

Iniziato il: 18 febbraio 2010
Terminato il: 23 febbraio 2010

Le mie letture: Il club dei desideri impossibili, di Alberto Torres Blandina

Il club dei desideri impossibiliIl club dei desideri impossibili di Alberto Torres Blandina
My rating: 4 of 5 stars

Come mi è già successo molte volte, l'acquisto di questo libro è stato un colpo di fulmine: quel "non so che" che spesso mi fa capire con una sola occhiata che quello è ciò che fa per me. E in effetti è stato un'ottimo acquisto.

"Il club dei desideri impossibili" è una raccolta di racconti narrati da Salvator Fuensanta, un bizzarro signore che lavora come spazzino in un aereoporto internazionale e intrattiene i passeggeri in attesa del proprio volo con le sue storie incredibili che raccoglie in giro per l'aeroporto o dalle sue esperienze di vita. Ci sono storie di tutti i tipi, e alcune sono davvero particolari, a volte al limite dell'assurdo, raccontate in una specie di flusso di coscienza; un fiume di parole che investe questi viaggiatori sempre di corsa. Quella del Giappone - a cui si deve il titolo originale del libro - è probabilmente la più pazzesca e strampalata, ma ce ne sono anche alcune abbastanza angoscianti, come la storia di Domingo Milliòn e il club dei desideri impossibili, oppure la storia del vicino di casa di Fuensanta, Eduardo Juesas. 

I personaggi che si avvicinano al narratore sono senza volto e senza nome: di loro si conoscono solo i dettagli funzionali alla narrazione, come comportamenti o frasi che riportano alla mente di Salvator Fuensante una storia particolare ma non rubano mai il posto d'onore del narratore, l'unico con il talento e l'inventiva necessaria per poter raccontare le sue storie.

Non ho capito la scelta di traduzione del titolo allontanandosi così tanto dall'originale: "Cosas que nunca ocurrirìan en Tokio" ("Cose che non accadrebbero mai a Tokio") che è un titolo molto divertente e ironico, che cattura l'attenzione ma il cui significato di collante dell'intero libro si coglie solo durante la lettura. E' il solito problema delle traduzioni dei titoli in italiano, una delle brutte abitudini che meno sopporto dell'editoria del nostro paese.

Iniziato il: 16 febbraio 2010
Terminato il: 17 febbraio 2010

Le mie letture: Le opere e i giorni, di Esiodo

Opere e giorniOpere e giorni di Esiodo
My rating: 4 of 5 stars

Eccoci qua, sapevo che il momento sarebbe arrivato, ho chiaramente bisogno di una pausa. Non pensavo che 50 pagine potessero essere così massacranti, ma purtroppo ho preso un'edizione terribilmente pesante (quella dei Meridiani Mondadori, non questa nell'immagine) e i commenti sono uno strazio. Potrei saltarli, è vero, e la tentazione è davvero grande, però sono utili, fanno riflettere e cogliere aspetti che le fette di prosciutto che stanziano perennemente davanti ai miei occhi non mi permettono di vedere!

Anche quest'opera è molto interessante perchè parla del mondo visto dalla prospettiva opposta alla "Teogonia", ovvero quella umana. Si trovano quindi indicate le usanze del tempo, le tecniche agricole, di navigazione, le festività. Oltretutto è anche abbastanza breve e più semplice della "Teogonia", ma il commento mi ha dato una mazzata. Per finire Esiodo mi mancano ancora due opere composte da frammenti ed entrambe non attribuite a lui con certezza. Mi sa che farò il mio primo sgarro (sapevo che prima o poi sarebbe successo) e mi limiterò a quello che ho letto per passare oltre o per distrarmi un po' con una lettura meno impegnativa a scelta tra i libri che mi sono arrivati per Natale. Vedremo...

Iniziato il: 10 febbraio 2010
Terminato il: 15 febbraio 2010

Le mie letture: Teogonia, di Esiodo

TeogoniaTeogonia di Esiodo
My rating: 4 of 5 stars

Prosegue il mio viaggio nella letteratura greca, in questa folle folle lettura cronologica dei grandi classici (si accettano scommesse su quanto ci vorrà prima che mi stufi).

Testo sicuramente molto interessante e che si legge tutta d'un fiato; quello che mi ha portato via un sacco di tempo è stata l'introduzione (che come sempre ho letto per ultima per evitare di rovinarmi la lettura e le prime impressioni... come ci tengo io ad evitarmi gli spoiler di opere conosciute da migliaia di anni nessuno) che è comunque impensabile non leggere: avrei capito meno della metà del vero significato dell'opera. Oltretutto per me la poesia è estremamente affascinante ma anche difficile: forse non possiedo quella sensibilità necessaria per "capirla" davvero senza che mi venga spiegata, non lo so.

In ogni caso è stato davvero interessante scoprire questa versione della genealogia divina greca, soprattutto perchè io sono sempre stata attratta dalla mitologia di ogni epoca e paese. Come tutti i miti anche qui la violenza si spreca ma il bello è che ogni azione degli dei, come ogni nuova nascita, non è casuale ma rientra nella funzione del poema di illustrare tutti gli aspetti della realtà e raccontare attravero la metafora del mito, le dinamiche che regolano gli eventi della vita.

Iniziato il: 03 febbraio 2010
Terminato il: 07 febbraio 2010

Le mie letture: Odissea, di Omero

OdisseaOdissea di Omero
My rating: 5 of 5 stars

Finalmente l'Odissea! Purtroppo ci ho messo un'eternità a leggerlo, non perchè mi annoiasse, anzi, ma perchè mi sono fatta distrarre da altre cose che hanno portato via tempo alla lettura. Ora però sono pronta a dare il mio inutilissimo parere.

Da sempre l'Odissea è il mio poema epico preferito perché è avventuroso e non parla quasi esclusivamente di battaglie come l'Iliade, anzi: l'Odisseo che viene raffigurato qui è tutto l'opposto dell'amante della guerra come poteva essere Achille perchè il suo primo obiettivo, nonostante tutte le possibilità che gli vengono fornite durante il viaggio (rimanere sull'isola di Circe, vivere con Calipso e diventare con lei immortale, restare tra i Feaci sposando Nausicaa) è sempre e solo tornare alla sua Itaca, da sua moglie, da suo figlio, da suo padre.

Odisseo è davvero "moderno" (come lo è in generale tutto questo poema) e ne ho avuto la sensazione confrontandolo con le figure dell'Iliade, Achille prima di tutti, che appaiono molto lontani dai nostri ideali e dal nostro modo di concepire la vita, la guerra, la morte, la casa. Nell'Iliade Achille preferisce un'esistenza breve in cambio della gloria eterna, mentre nell'Odissea, quando lo incontriamo nell'Ade (uno dei canti più belli) egli preferirebbe scambiare tutta la sua fama e la sua gloria con una vita più lunga, anche se questa lo metterebbe nei panni di un servitore costretto a zappare la terra per il suo padrone.

Penelope è l'altro personaggio affascinante del poema: con l'inganno della tela che viene tessuta di giorno e disfatta di notte per allontanare il giorno delle nozze con uno dei Proci dimostra di essere degna di Odisseo e anche l'astuto stratagemma con cui mette alla prova il marito (sfruttando il segreto, che solo loro conoscono, del letto nuziale costruito da lui stesso utilizzando le radici di un olivo) è prova della sua intelligenza.
Infine c'è Telemaco, che si trova in una situazione che non gli invidio per niente: è completamente solo in mezzo a decine di uomini molto più forti di lui (che per di più vogliono farlo fuori) e nonostante ciò riesce comunque ad avere il coraggio di partire alla ricerca di informazioni sul padre. Tutti e tre si meritano senza ombra di dubbio il finale pià fanservice della letteratura (e ci piace così).

Iniziato il: 18 gennaio 2010
Terminato il: 03 febbraio 2010

Film: UP

Regista: Peter Docter e Bob Peterson
Anno: 2009
Genere: Animazione
Cast: Giancarlo Giannini (Carl Fredricksen), Arnoldo Foà (Charles Muntz), Neri Marcorè (Il cane Dug)
Visto il: 31 gennaio 2010
Cosa ne penso: «Ma perchè non l'abbiamo visto al cinema?» è stato quello che mi ha chiesto il mio ragazzo dopo circa 15 minuti di film. La mia risposta è stata scontata e anche un po' depressa: «Io avrei voluto vederlo al cinema, sei tu che dici di odiare i cartoni animati. Vedi che vale la pena rischiare ogni tanto?» Dopo una serie di film insipidi tra i quali se ne salvavano davvero pochi, finalmente uno che davvero merita.

Solo i primi 10 minuti valgono tutto il film: l'incontro tra Carl, bambino timido, riservato e silenzioso e Ellie, tutta l'opposto ma accomunati da un grande spirito d'avventura e dal sogno di raggiungere un giorno il loro eroe, l'esploratore Charles Muntz, alle Cascate Paradiso è divertente e tenerissimo, mentre il racconto della loro storia, piena d'amore ma anche di sofferenze affrontate però sempre insieme, lascia senza parole ma con una grandissima commozione. Sono finalmente riusciti a toccarmi il cuore come non succedeva più dal Re Leone e adesso che sono cresciuta sono riuscita ad immedesimarmi talmente che alla fine della scena più triste avevo due lacrimoni tremolanti che mi cadevano dagli occhi. Splendido. E ancora non ho detto nulla del disegno ciccioso, dei colori brillantissimi, della colonna sonora, dei personaggi e delle scene davvero divertenti e fatte bene (dopo la tristezza iniziale, infatti, il film torna brillante come è giusto che sia un cartone per bambini), del cattivo Muntz che mi ha ricordato moltissimo McLeach, il bracconiere di "Bianca e Bernie nella terra dei canguri", unico sequel Disney che a mio parere riusciva a tenere il confronto con il primo film.

Mi sono chiesta se sia o no un film che possa davvero piacere ai bambini: io sono convinta di si. Ovviamente non possono ancora immaginare cosa possa significare affrontare una vita intera insieme alla persona amata, essere uniti da un amore così grande che riesce a superare le difficoltà che la vita ti pone davanti (è probabilmente più semplice per un bambino immedesimarsi con Dumbo, separato dalla propria mamma, e capire perfettamente i sentimenti che doveva provare - io amavo Dumbo, eppure ho sempre voluto vederlo insieme a mia mamma, perchè avevo bisogno di stringerla nei momenti più tristi), però credo comunque che sia l'occasione per mostrargli degli eventi traumatici ma purtroppo terribilmente normali, che si affrontano sempre troppo poco con i bambini. In ogni caso è talmente breve la sequenza triste che non farebbero in tempo ad annoiarsi per essere poi completamente avvolti dalla storia.

Voto: 10/10