Le mie letture: Zia Mame, di Patrick Dennis

Zia MameZia Mame di Patrick Dennis
My rating: 2 of 5 stars

Ho letto questo libro quasi sempre sull'autobus che mi porta da casa all'ufficio e viceversa e credo di aver fatto la mia bella figura da scema ridacchiando da sola per buona parte del tempo. Nonostante questo, la mia impressione complessiva sul romanzo non è positiva come questa premessa farebbe sembrare.

Zia Mame non è la voce narrante del libro, ma ne è la protagonista indiscussa dal momento esatto in cui appare per la prima volta di fronte al suo terrorizzatissimo nipote Patrick in tenuta da geisha, all'interno di una casa in perfetto stile giapponese. Il suo carattere è chiarissimo da subito: è completamente pazza e talmente ricca da poterselo abbondantemente permettere, è eccentrica, energica, frizzante e molto, molto ingenua. Passa da un'idea balzana all'altra, è anticonformista, e molto colta. Nonostante l'obiettivo sia puntato costantemente su di lei che, esattamente come nella sua vita, riesce ad essere al centro dell'attenzione del lettore per tutto il libro, Patrick è una spalla perfetta, soprattutto nel momento in cui inizia a crescere e riesce a tenerle testa.

Devo ammettere che in alcuni momenti il comportamento di Mame mi ha dato piuttosto sui nervi: troppo ingenua e troppo svampita (a volte il dubbio che fosse davvero stupida si faceva strada prepotentemente), fossi stata in Patrick le avrei mollato due ceffoni per farla tornare in sè. Alla fine però, quella è la caratteristica che la rende un personaggio divertente e originale, ed è anche il motivo per cui tante persone trovano questo libro esilarante. Nel complesso è stata una lettura simpatica, ma l'insofferenza per la protagonista mi ha dominata troppe volte per poterlo definire davvero piacevole.

Iniziato il: 22 marzo 2010
Terminato il: 30 marzo 2010

Le mie letture: The No.1 Ladies' Detective Agency, di Alexander McCall Smith (The No.1 Ladies Detective Agency, #1)

The No. 1 Ladies' Detective Agency (No. 1 Ladies' Detective Agency, #1)The No. 1 Ladies' Detective Agency di Alexander McCall Smith
My rating: 4 of 5 stars

Solo tre parole: una-fantastica-scoperta! Era da tanto tempo che questa serie ammiccava dagli scaffali delle librerie di tutta Milano, poi per mia fortuna ho scoperto che il primo episodio non è stato tradotto in italiano e mi sono decisa ad acquistarlo in inglese. Non ho mai fatto una scelta migliore! L'inglese con cui è scritto è semplice e si capisce davvero tutto perfettamente: è un ottimo esercizio per la lingua.

Il romanzo racconta la vita di Precious Ramotwe dall'infanzia alla decisione di diventare la prima detective donna del Botswana e le sue indagini. Non c'è nulla di macabro, truculento o particolarmente pieno di suspance: i casi che le vengono sottoposti sono, almeno in questo primo libro, piuttosto semplici e innocui, e infatti la bellezza di questo libro non sta nei casi specifici, ma nel modo di narrare: la descrizione del Botswana mi ha affascinata e le immagini evocate dalle descrizioni mi sono entrate dentro, il personaggio di Mma Ramotswe non può non conquistare nel suo modo acuto ma allo stesso tempo delicato di vedere la vita e in ogni caso nel libro sono trattati molti temi interessanti, uno dei quali è sicuramente la violenza sulle donne. Vi è poi la perdita di un figlio, il matrimonio, il rapporto tra genitori e figli, il ruolo della donna, ecc.

Adesso mi aspetta tutta la serie di libri perchè mi hanno davvero entusiasta!

Iniziato il: 14 marzo 2010
Terminato il: 21 marzo 2010

Le mie letture: La foresta dei pigmei, di Isabel Allende (Le avventure di Aquila e Giaguaro #3)

La foresta dei pigmeiLa foresta dei pigmei di Isabel Allende
My rating: 4 of 5 stars

Ultimo episodio delle avventure di Aquila e Giaguaro che, secondo me, si riprende perfettamente: mentre "Il Regno del Drago d'oro" mi aveva un po' delusa perchè assomigliava troppo a "La città delle Bestie", qui la storia è differente e anche le parti inverosimili vengono molto ridimensionate. Nadia e Alexander sono ancora più grandi e tra di loro inizia ad insinuarsi un sentimento diverso dall'amicizia; anche Kate Cold, la nonna di Alexandre, finalmente sembra essere diventata più fiduciosa nel nipote e soprattutto, diminuiscono notevolmente le volte in cui ripete l'odiosa frase: "non chiamarmi nonna" che, francamente, aveva un po' rotto!

Kate, Alexander, Nadia e due fotografi sfigati (ogni volta uno dei due rischia di restarci) si recano in Africa per un reportage e vengono coinvolti, dopo un’incidente aereo, nella ricerca di informazioni su dei missionari scomparsi in un villaggio dominato da tre figure che incutono terrore in tutte le popolazioni vicine: il re Kosongo, il comandante dell’esercito Mbembelè e lo stregone Sombe. Giunti sul posto si trovano di fronte ad una situazione difficile e pericolosa: i missionari sono stati uccisi, la popolazione locale è terrorizzata e i ragazzi vengono arruolati nell’esercito a forza, mentre i pigmei sono trattati come schiavi in quanto considerati non umani.

Mi è piaciuta molto l'idea di parlare di un argomento purtroppo ancora molto attuale come lo sfruttamento di alcune popolazioni (in questo caso africane) da parte di persone senza scrupoli che impongono un regime di terrore che non viene spezzato nonostante la differenza numerica tra oppressi e oppressori sia quasi sempre enorme. Devo dire la verità: ho iniziato a sospettare quella che si è rivelata la "sorpresa" finale quasi da subito, però questo non è per forza negativo, dato che mi è piaciuto come sono stati sviluppati sia l'inganno che lo smascheramento, anche se forse un maggiore approfondimento della storia dei cattivi e della sorte dei missionari scomparsi non avrebbe guastato.

Ho notato che in questi tre libri, in genere, sono i personaggi secondari a risultare i più interessanti: Angie è fantastica, ed anche il gruppo di guerrieri pigmei sono stati dipinti molto bene. Nel complesso consiglio questa saga, perché molto piacevole e leggera, ma, da quanto ho letto in diversi commenti, bisogna stare molto attenti a considerarla una cosa a parte rispetto a “La casa degli spiriti” o altri libri della Allende per non rischiare di rimanere delusi.

Iniziato il: 10 marzo 2010
Terminato il: 14 marzo 2010

Le mie letture: Il regno del drago d'oro, di Isabel Allende (Le avventure di Aquila e Giaguaro #2)

Il regno del drago d'oroIl regno del drago d'oro di Isabel Allende
My rating: 3 of 5 stars

Questa nuova avventura di Aquila e Giaguaro non è stata entusiasmante come la prima, soprattutto mi è mancata la suspance: ho notato infatti che il meccanismo della vicenda è stato esattamente lo stesso, il che però se nel primo libro, "La città delle bestie", era una sorpresa, qui è stato troppo prevedibile. 

Peccato perchè la storia è carina e i nuovi personaggi sono tutti pensati bene, compresi gli Jeti. Quello che invece non mi ha entusiasmata è stato il personaggio di Kate Cold, sempre uguale a sè stessa con l'atteggiamento finto-scorbutico nei confronti del nipote che non può chiamarla "nonna", mentre sia Alex che Nadia hanno avuto una notevole crescita, soprattutto il primo. Un altro aspetto un po' stonato è stata l'eccessiva presenza della magia, che mi ha dato l'impressione di venire a volte usata in modo un po' comodo, dato che non si riusciva ad inventare niente di meglio.

Piccola nota personale: ho letto molte recensioni su internet di persone che, avendo trovato il libro noioso e non avendoci visto la solita mano della Allende, hanno giustificato il tutto dicendo che, essendo un libro per ragazzi, può anche essere accettabile. Io credo, però, cha anche "Alice nel Paese delle Meraviglie" sia un libro per ragazzi, come anche "L'isola del Tesoro" o "Piccole Donne"...eppure non mi sembra che manchi la qualità in quei libri. Certo, il linguaggio è a volte più semplice e non ci sono violenze o situazioni particolarmente impressionanti, ma questo non vuol dire che siano scritti male o che le storie non siano appassionanti. Se un libro è una delusione, lo è indipendentemente dal fatto che sia per ragazzi o per adulti.

Iniziato il: 3 marzo 2010
Terminato il: 10 marzo 2010

Le mie letture: Favole, di Esopo

Favole di EsopoFavole di Esopo
My rating: 3 of 5 stars

Le più classiche delle favole sono le favole di Esopo, che attraverso storie di animali riflettono delle abitudini e dei comportamenti tipici umani che, guarda un po', riescono ad essere attuali anche nel 2010.

Sicuramente il significato di alcune è molto difficile da comprendere, mentre ho notato che altre sembrano, più che favole, delle specie di barzellette. Questa per esempio:

Un medico visitò l'ammalato.
- Che abbiamo?

- Ho sudato tanto; troppo ho sudato.

- Benone.

Tornò una seconda volta.

- Che c'è di nuovo?

- Ho sentito un gran freddo; non ho fatto che tremare.

- E' bene anche questo.

Alla terza visita l'ammalato si lamentava di essere stato colto dalla diarrea.

- Anche questo è bene - disse.

Giunse un parente a far vista.

- Come si va? - domanda.

- Eh... a forza di andar bene, me ne vado all'altro mondo.

A me ha fatto ridacchiare, soprattutto pensando a quanti secoli fa è stata scritta.

Iniziato il: 3 marzo 2010
Terminato il: 3 marzo 2010

Le mie letture: Tutta un'altra musica, di Nick Hornby

Tutta un'altra musicaTutta un'altra musica di Nick Hornby
My rating: 3 of 5 stars

Ogni volta che leggo un nuovo libro, la prima domanda che mi sorge (e ultimamente con un po' di irritazione) è sempre la stessa: ma perchè le case editrici danno sfogo alle loro più recondite fantasie quando si tratta di tradurre il titolo? Nel mio misero anno a mediazione linguistica ho almeno imparato che, quando non è possibile dare una traduzione letterale (e anche qui a volte non si capisce perchè titoli molto semplici vengano inspiegabilmente trasformati) si dovrebbe cercare di trasmettere lo stesso messaggio nel modo più efficace consentito dalla lingua in cui si traduce. Nel caso di questo libro mi sono chiesta perchè "Juliet, Naked", titolo non solo del libro, ma dell'album del protagonista, a causa del quale accadono tutte le vicende narrate e che viene nominato più volte all'interno del libro stesso (i lettori saprebbero quindi perfettamente di cosa si sta parlando), venga tradotto "Tutta un'altra musica". Perchè? Ci sarà un motivo per cui Nick Hornby ha voluto chiamarlo "Juliet, Naked", non credo che gli scrittori mettano a casaccio i titoli ai loro libri. Quindi perchè cambiare titolo, per quanto intraducibile? Si sarebbe capito perfettamente al secondo capitolo, non era necessario inventarsi un titolo nuovo! Ok, sono acida, ma non ne posso più!!!

A parte questo il libro mi ha abbastanza soddisfatta senza entusiasmarmi: come per Tracy Chevalier non avevo mai letto nulla di Hornby, quindi non posso fare paragoni del tipo "mi è piaciuto di più/di meno di...". La storia è sicuramente molto leggera e tendente alla "commedia romantica" cinematografica. In dvd quelle storie mi piacciono perchè mi intrattengono, rilassano e mi fanno sorridere, però nei libri cerco qualcosina di più, il che non significa che leggo solo libri impegnati, però mi piacciono le storie coinvolgenti e "Tutta un'altra musica" non c'è riuscito molto; mi sono sentita più un'osservatrice esterna dei fatti che non una "presenza" che ride o soffre insieme ai protagonisti.

Il personaggio che più ho apprezzato è stata Annie: mi ha intenerita la sua incapacità di liberarsi autonomamente da una relazione assolutamente "di routine", il suo desiderio di diventare madre spinto fino all'estremo. Quello che invece non ho proprio sopportato è stato Duncan, saccente fino al midollo (che nervoso quando critica la recensione di Annie, o sminuisce le osservazioni di Gina, assolutamete azzeccate, sul significato di una delle canzoni di Juliet).

Nonostante tutto, anche il personaggio di Tucker esce vincente dal romanzo, anche se non si può certo dire che sia un modello di virtù maschile: è codardo, egoista e non è in grado (o meglio, non ha nessuna voglia) di prendersi le proprie responsabilità. Però è simpatico, ha quello humor inglese che mi fa impazzire e spesso mi ha fatto ridacchiare tra me e me.

Un'aspetto positivo di "Tutta un'altra musica" è sicuramente stato il toccare un argomento che negli ultimi anni mi ha riguardata molto, sia direttamente che indirettamente, ovvero lo scorrere del tempo e il rendersi conto, a mano a mano che passano gli anni, di averne perso un sacco facendo o subendo scelte sbagliate, non avendo avuto subito il coraggio di cambiare direzione. Fortunatamente però, mettendola in proverbio, "finchè c'è vita c'è speranza" e finchè si vive, infatti, c'è sempre il tempo di darsi uno scossone e di buttarsi nel mondo con l'obiettivo di recuperare, almeno in parte, quello che si è perduto.

Iniziato il: 23 febbraio 2010
Terminato il: 2 marzo 2010

Film: Che fine hanno fatto i Morgan?

Titolo originale: Did you hear about the Morgans?
Regista: Marc Lawrence
Anno: 2010
Genere: Commedia
Cast: Hugh Grant (Paul Morgan), Sarah Jessica Parker (Meryl Morgan)

Visto il: 28 febbraio 2010
Valutazione: ★★★

Trama: Meryl e Paul Morgan sono separati, vivono a New York e sono due persone di successo: avvocato lui, agente immobiliare lei. Una sera, dopo essersi incontrati per una cena, i due assistono ad un omicidio ed entrano così nel programma protezione testimoni. L'FBI li spedisce per una settimana a Ray, nel Wyoming, un paesino sperduto senza negozi nè tecnologie, in attesa di trovare loro due destinazioni definitive separate. La convivenza forzata, però, li costringerà a riavvicinarsi.

Film leggero e assolutamente disimpegnato, ma molto carino: mi sono piaciuti i personaggi - nonostante non abbia una particolare simpatia per Sarah Jessica Parker - anche perchè adoro Hugh Grant con la sua faccia da schiaffi e lo humor inglese. E' una commedia romantica simpatica: la storia è carina, l'ambientazione del Wyoming è davvero molto bella e loro due sono una coppia divertente. Consigliato!!!