My rating: 3 of 5 stars
Ogni volta che leggo un nuovo libro, la prima domanda che mi sorge (e ultimamente con un po' di irritazione) è sempre la stessa: ma perchè le case editrici danno sfogo alle loro più recondite fantasie quando si tratta di tradurre il titolo? Nel mio misero anno a mediazione linguistica ho almeno imparato che, quando non è possibile dare una traduzione letterale (e anche qui a volte non si capisce perchè titoli molto semplici vengano inspiegabilmente trasformati) si dovrebbe cercare di trasmettere lo stesso messaggio nel modo più efficace consentito dalla lingua in cui si traduce. Nel caso di questo libro mi sono chiesta perchè "Juliet, Naked", titolo non solo del libro, ma dell'album del protagonista, a causa del quale accadono tutte le vicende narrate e che viene nominato più volte all'interno del libro stesso (i lettori saprebbero quindi perfettamente di cosa si sta parlando), venga tradotto "Tutta un'altra musica". Perchè? Ci sarà un motivo per cui Nick Hornby ha voluto chiamarlo "Juliet, Naked", non credo che gli scrittori mettano a casaccio i titoli ai loro libri. Quindi perchè cambiare titolo, per quanto intraducibile? Si sarebbe capito perfettamente al secondo capitolo, non era necessario inventarsi un titolo nuovo! Ok, sono acida, ma non ne posso più!!!
A parte questo il libro mi ha abbastanza soddisfatta senza entusiasmarmi: come per Tracy Chevalier non avevo mai letto nulla di Hornby, quindi non posso fare paragoni del tipo "mi è piaciuto di più/di meno di...". La storia è sicuramente molto leggera e tendente alla "commedia romantica" cinematografica. In dvd quelle storie mi piacciono perchè mi intrattengono, rilassano e mi fanno sorridere, però nei libri cerco qualcosina di più, il che non significa che leggo solo libri impegnati, però mi piacciono le storie coinvolgenti e "Tutta un'altra musica" non c'è riuscito molto; mi sono sentita più un'osservatrice esterna dei fatti che non una "presenza" che ride o soffre insieme ai protagonisti.
Il personaggio che più ho apprezzato è stata Annie: mi ha intenerita la sua incapacità di liberarsi autonomamente da una relazione assolutamente "di routine", il suo desiderio di diventare madre spinto fino all'estremo. Quello che invece non ho proprio sopportato è stato Duncan, saccente fino al midollo (che nervoso quando critica la recensione di Annie, o sminuisce le osservazioni di Gina, assolutamete azzeccate, sul significato di una delle canzoni di Juliet).
Nonostante tutto, anche il personaggio di Tucker esce vincente dal romanzo, anche se non si può certo dire che sia un modello di virtù maschile: è codardo, egoista e non è in grado (o meglio, non ha nessuna voglia) di prendersi le proprie responsabilità. Però è simpatico, ha quello humor inglese che mi fa impazzire e spesso mi ha fatto ridacchiare tra me e me.
Un'aspetto positivo di "Tutta un'altra musica" è sicuramente stato il toccare un argomento che negli ultimi anni mi ha riguardata molto, sia direttamente che indirettamente, ovvero lo scorrere del tempo e il rendersi conto, a mano a mano che passano gli anni, di averne perso un sacco facendo o subendo scelte sbagliate, non avendo avuto subito il coraggio di cambiare direzione. Fortunatamente però, mettendola in proverbio, "finchè c'è vita c'è speranza" e finchè si vive, infatti, c'è sempre il tempo di darsi uno scossone e di buttarsi nel mondo con l'obiettivo di recuperare, almeno in parte, quello che si è perduto.
Iniziato il: 23 febbraio 2010
Terminato il: 2 marzo 2010
Terminato il: 2 marzo 2010
Nessun commento:
Posta un commento
Se ti va, lasciami la tua opinione!