Titolo originale: Crocodile on the Sandbank
Autore: Elizabeth Peters
Anno di pubblicazione: 2006
Editore: Editrice Nord
Pagine: 304
Iniziato il: 20 maggio 2012
Terminato il: 23 maggio 2012
Valutazione: ★★★ e mezzo
Quando incontrai Evelyn Burton-Forbes lei era sulla strada a Roma…
(incipit)
Uno dei miei buoni propositi di quest’anno era non iniziare una nuova saga limitandomi a proseguire quelle attualmente in corso (che secondo i miei calcoli dovrebbero essere 11, quindi avrei avuto il mio bel da fare anche se mi fossi fermata a quelle). Purtroppo, mentre percorrevo stoicamente la retta via, mi sono scontrata con la libreria di mia nonna e proprio lì in prima fila spiccava questo romanzo, il primo di una serie che avevo già inserito da tempo in wishlist, e a quel punto non ho potuto farci più nulla: è entrato da solo sgambettando nella mia borsa ed è venuto a casa con me (insieme ad altri due, di cui uno fa parte di un’altra saga ancora… insomma, è un circolo vizioso da cui non uscirò mai).
Dopo i Buddenbrook avevo bisogno di una lettura fresca e leggera e con Elizabeth Peters ho trovato proprio quello che cercavo: una protagonista simpatica, una spruzzata di mistero e una trama facile da seguire, il tutto inserito in una cornice meravigliosa come può essere quella dell’Egitto ottocentesco (quindi ancora incontaminato e senza tutti quegli orribili villaggi turistici). Il romanzo, infatti, è ambientato in epoca vittoriana e Amelia Peabody, la protagonista, è una ricca ereditiera allergica al matrimonio e con la passione per l’archeologia che decide di spendere il suo bel patrimonio viaggiando e visitando una terra che da sempre la affascina: l’Egitto. Poco prima della partenza Amelia incontra Evelyn, una bellissima ragazza inglese sedotta e abbandonata da colui che amava, e la elegge sua compagna di viaggio; così le due donne si avventurano nella terra dei faraoni dove, accompagnate dal fedele servitore Michael, si uniranno alla spedizione dei due fratelli archeologi Richard e Walter Emerson. Durante gli scavi, però, sorge un problema: una spaventosa mummia appare nei pressi del loro accampamento e terrorizza gli operai. Naturalmente spetta ad Amelia risolvere il mistero.
Lo dico subito, il romanzo è una serie infinita di cliché letterari (la zitella anticonformista che proclama la sua indipendenza, l’amica dolce e remissiva che dimostra un’inaspettata determinazione, il personaggio burbero il cui comportamento è solo una maschera per nascondere i suoi sentimenti e il bravo ragazzo timido e riservato che si innamora dell’amica dolce) e il mistero della mummia è facilmente intuibile fin dall’inizio ma la lettura è scorrevole e piacevole, i personaggi sono simpatici e la ricostruzione dell’Egitto ottocentesco è affascinante, anche se rimane sempre piuttosto in secondo piano dato che la maggior parte dell’azione di svolge nell’isolato accampamento degli archeologi ad Amarna, la città del faraone “monoteista” Amenofi IV (del quale ho imparato molto leggendo i romanzi di Ramses di Christian Jacq).
Probabilmente questo è uno dei classici libri che se letti nel momento giusto sono una boccata d’aria fresca, se letti nel momento sbagliato, invece, lasciano intravedere tutti i loro limiti e rischiano di trasformarsi in grosse delusioni. Mi viene però da pensare che, siccome la saga è composta da ben 19 romanzi (dei quali 6 sono inediti in Italia), è possibile che proseguendo con i volumi ci si trovi di fronte ad un’evoluzione delle trame e dei personaggi.
Suppongo che il matrimonio si addica ad alcune donne; poverette, che altro possono fare? Ma perché una donna autonoma e intelligente dovrebbe scegliere di sottomettersi ai capricci e alle angherie di un marito? Vi assicuro che non ho ancora incontrato un uomo assennato quanto me.
(Amelia Peabody)
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