(El juego de Ripper)
di Isabel Allende
Formato: Paperback, 462 pagine
Editore: Feltrinelli, 2013
Genere: Teatro
di Isabel Allende
Formato: Paperback, 462 pagine
Editore: Feltrinelli, 2013
Genere: Teatro
Data prima pubblicazione: 1606
Lettura n.: 04/2016
Preso da: Regalo (cartaceo) + prestito MLOL (ebook)
Voto: 7.5/10
Lettura n.: 04/2016
Preso da: Regalo (cartaceo) + prestito MLOL (ebook)
Voto: 7.5/10
“Mia madre è ancora viva, ma sarà uccisa Venerdì Santo a mezzanotte” lo avvertì Amanda Martín e l’ispettore capo la prese sul serio, visto che aveva dato prova di saperne più di lui e di tutti gli agenti della Sezione Omicidi. La donna era prigioniera da qualche parte nei diciottomila chilometri quadrati della Baia di San Francisco, avevano poche ore per trovarla ancora in vita e lui non sapeva da dove cominciare.
(incipit)
✎ Il mio parere
Ho iniziato "Il gioco di Ripper" per prendere fiato durante una delle letture più noiose che mi sian capitate negli ultimi anni (e che purtroppo non riesco proprio a proseguire, tanto che credo la abbandonerò) e non avrei potuto fare una scelta più azzeccata: il romanzo è un mix tra un thriller e un romanzo familiare, e quello che nelle mani di uno scrittore normale si sarebbe rivelato un pasticcio inimmaginabile, con la fantastica abilità narrativa della Allende si è trasformato nel thriller più emotivamente approfondito che abbia mai letto. Il motivo per cui di solito non leggo thriller, infatti, è proprio la sproporzione tra l'importanza della trama e l'approfondimento dei personaggi, che nel 90% dei casi non esiste perché l'essenziale in un thriller è l'azione. Sì, centra anche il fatto che sono una fifona e la tensione del thriller mi fa venire l'ansia, ma per la maggior parte i miei problemi con questo genere riguardano la scarsa empatia. Con questo romanzo non si corre alcun rischio di superficialità perché a costo di rallentare un po' il ritmo (soprattutto per chi cerca tanta azione) la Allende ci regala un ritratto molto intimo dei suoi personaggi, che diventano degli amici da cui è difficile separarsi una volta chiusa l'ultima pagina.
Nel complesso comunque credo che i tempi del romanzo siano stati gestiti molto bene: è vero che in proporzione la parte "poliziesca" è minore rispetto quella dedicata all'approfondimento dei personaggi e delle loro relazioni, ma per quanto mi riguarda questo non ha mai né compromesso la tensione del romanzo nei momenti "clou", né l'intimità della scrittura quando serviva per creare più atmosfera. Anzi, l'aver ritrovato in parte quel calore con cui la Allende è solita mostrarci i suoi protagonisti è stato per me un motivo di maggiore immedesimazione nella storia.
Rispetto a ciò a cui questa autrice ci ha abituato, l'elemento di realismo magico è quasi assente; dico quasi perché ogni tanto in qualche immagine particolarmente evocativa o qualche capacità extrasensoriale salta fuori (la Allende non ce la fa proprio ad eliminarla del tutto), però il romanzo non si inserisce assolutamente nel suo filone "classico", il che per me è un bene, perché è giusto che uno scrittore ogni tanto si metta alla prova ed esca un po' dal seminato, specialmente se dotato e abile come lei. Per me scoprire una Allende scrittrice di thriller è stata una bellissima sorpresa e per quanto io adori quel sentore di magia che si respira nei suoi romanzi, sono rimasta soddisfatta da questo esperimento.
Per finire, giustamente parliamo del finale (che metto come sempre sotto spoiler): devo ammettere che mi ha spiazzato, prima con Carol e poi con Gary... questo ultimo colpo di scena nel colpo di scena non mi ha entusiasmato del tutto, mi sarebbe bastato rendermi conto che dietro tutto ci fosse l'insospettabile Carol, però devo dire che con me ha centrato l'obiettivo: non me lo sarei mai aspettato! C'è da dire che io sono una pippa allucinante nei gialli e non indovinerei il colpevole nemmeno se mi ballasse nudo davanti agli occhi, però effettivamente mi ha stupita. Mi è dispiaciuto invece moltissimo per il povero Ryan: la sua fine è credibile, non posso criticarla e anzi, finalmente un eroe che muore e non si salva per il rotto della cuffia, però mi è dispiaciuto un sacco e una piccola parte di me avrebbe desiderato il tanto agognato lieto fine... leggere l'epilogo mi ha quasi fatta piangere!
♥ Questo libro fa per voi se... siete curiosi di scoprire una Isabel Allende inedita scrittrice di thriller.
Nel complesso comunque credo che i tempi del romanzo siano stati gestiti molto bene: è vero che in proporzione la parte "poliziesca" è minore rispetto quella dedicata all'approfondimento dei personaggi e delle loro relazioni, ma per quanto mi riguarda questo non ha mai né compromesso la tensione del romanzo nei momenti "clou", né l'intimità della scrittura quando serviva per creare più atmosfera. Anzi, l'aver ritrovato in parte quel calore con cui la Allende è solita mostrarci i suoi protagonisti è stato per me un motivo di maggiore immedesimazione nella storia.
Rispetto a ciò a cui questa autrice ci ha abituato, l'elemento di realismo magico è quasi assente; dico quasi perché ogni tanto in qualche immagine particolarmente evocativa o qualche capacità extrasensoriale salta fuori (la Allende non ce la fa proprio ad eliminarla del tutto), però il romanzo non si inserisce assolutamente nel suo filone "classico", il che per me è un bene, perché è giusto che uno scrittore ogni tanto si metta alla prova ed esca un po' dal seminato, specialmente se dotato e abile come lei. Per me scoprire una Allende scrittrice di thriller è stata una bellissima sorpresa e per quanto io adori quel sentore di magia che si respira nei suoi romanzi, sono rimasta soddisfatta da questo esperimento.
Per finire, giustamente parliamo del finale (che metto come sempre sotto spoiler): devo ammettere che mi ha spiazzato, prima con Carol e poi con Gary... questo ultimo colpo di scena nel colpo di scena non mi ha entusiasmato del tutto, mi sarebbe bastato rendermi conto che dietro tutto ci fosse l'insospettabile Carol, però devo dire che con me ha centrato l'obiettivo: non me lo sarei mai aspettato! C'è da dire che io sono una pippa allucinante nei gialli e non indovinerei il colpevole nemmeno se mi ballasse nudo davanti agli occhi, però effettivamente mi ha stupita. Mi è dispiaciuto invece moltissimo per il povero Ryan: la sua fine è credibile, non posso criticarla e anzi, finalmente un eroe che muore e non si salva per il rotto della cuffia, però mi è dispiaciuto un sacco e una piccola parte di me avrebbe desiderato il tanto agognato lieto fine... leggere l'epilogo mi ha quasi fatta piangere!
♥ Questo libro fa per voi se... siete curiosi di scoprire una Isabel Allende inedita scrittrice di thriller.
Periodo di lettura: 22 - 26 gennaio 2016
Ambientazione: USA
Opere derivate: -
Sfide: sfida LGS - sfida Bookopoly - sfida TBR 2016 -
Sono molto curiosa di leggere qualcosa di questa autrice.. A casa mi ritrovo "L'isola sotto il mare" ma non ho ancora avuto l'occasione di leggerlo.. comunque questo romanzo da te recensito sembra davvero accattivante :)
RispondiElimina"L'isola sotto il mare" è molto più "tipico" del suo stile rispetto a questo romanzo che non consiglierei come prima lettura della Allende: se riesci a procurarti "La casa degli spiriti" leggilo perché è un romanzo meraviglioso!
EliminaNon ho mai letto niente di questa autrice, ma ho messo alcuni suoi libri nella lista delle prossime letture. Non vedo l'ora di scoprirla!!
RispondiEliminaIo non lo suggerirei come libro per iniziare: meglio le sue opere più datate!
EliminaMa dai, lo avevo proprio sottovalutato questo titolo! Sono stata un'accanita lettrice della Allende qualche anno fa, magari è l'occasione per riprenderla.
RispondiEliminaE poi ti è valsa pe ben tre sfide, non male direi!
Della Allende potrei davvero leggere qualsiasi cosa... andrei in visibilio anche per gli scarabocchi fatti durante le telefonate! ;D ;D Ha senza dubbio scritto di meglio rispetto a questo romanzo, ma per chi la conosce e la apprezza secondo me merita la lettura.
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