Autore: Massimo Bolognino
Anno di pubblicazione: 2010
Editore: Smaswords
Pagine: 312
Iniziato il: 05 gennaio 2012
Terminato il: 11 gennaio 2012
Valutazione:★★★
Abitavamo, io e mia moglie Elena, al 20° piano di un bel casermone, lo stilista l'aveva progettato ispirandosi a una scatola di stivali tacco 12: era un bellissimo parallelepipedo, l'unico neo forse il fatto che fosse di fianco ad altri 8 parallelepipedi identici.
(incipit)
Trama
Una sera Luca Fontana scende in strada per buttare la spazzatura nel cassonetto del suo palazzo. Tornato sull'uscio di casa la trova occupata da una donna che non è sua moglie. Che fine ha fatto? Perché le persone che conosce sembrano scomparse e Luca non riesce a riprendere i contatti con la sua normale, troppo normale, realtà? Inizia così una moderna odissea metropolitana, che vede Luca privato di tutto, perfino della sua identità, in un nuovo viaggio, una seconda vita, verso una riconquista della sua routine, la gabbia della realtà che, una volta persa, rivendica il suo ruolo rassicurante, la sua funzione anti-smarrimento, nella nostra società frenetica e asettica. (dal retro di copertina)
Commento
Non male. Qualche refuso di troppo, questo si (soprattutto un congiuntivo), e qualche imprecisione che probabilmente con un paio di letture in più avrebbero potuto essere evitati, però nel complesso il romanzo mi è piaciuto, soprattutto in quanto l'autore è riuscito a rendere credibile storia e protagonista, facendo sì che reagisse in modo realistico agli avvenimenti straordinari e incomprensibili di cui si trovava protagonista. La trama è davvero accattivante, e mi ricordava un film visto l'anno scorso con protagonista Liam Neeson, anche se in questo caso non si tratta di un thriller, ne di un romanzo d'azione, bensì di un romanzo psicologico, che fa riflettere su quanto la nostra quotidianità, la routine, che noi spesso consideriamo noiosa ed insulsa, sia in realtà il più importante supporto per la nostra stabilità psicologica. Se all'improvviso tutto sparisse, come reagiremmo? Nel romanzo si alternano poi episodi simpatici, come quello del furto della chitarra ad episodi più toccanti, come la visita del protagonista all'ospizio dove si trova ricoverato il suo amico Jerry. Avrei forse preferito un linguaggio un po' meno colloquiale, non tanto nei dialoghi quanto nella narrazione, che ogni tanto mi sembrava diventare un po' troppo "terra-terra", ma mi rendo conto che questa possa essere una scelta stilistica, dato che la narrazione è tutta in prima persona e i miei sono solo gusti personali.
Mentre cammino, con passo tranquillo, nei miei vestiti troppo larghi, con le mie scarpe troppo lunghe, con il mio borsone che contiene tutto quello che possiedo e che mi è stato regalato ieri, mi assale una sensazione variegata e multiforme. Certo, sono a piedi, in tutti i sensi, non ho nulla, se non quello che c'è nel borsone, non trovo nessuno di conosciuto, contemporaneamente mi prende sia una malinconia per tutto quello che ho perso mista però a una sorta di leggerezza, una sensazione positiva di leggerezza.
Nessun commento:
Posta un commento
Se ti va, lasciami la tua opinione!