La Biblionauta al cinema: uscite cinematografiche di Febbraio


Eccoci pronti per una nuova carrellata di film. Come sempre non credo proprio che andrò a vedere al cinema tutte queste pellicole, anche perché secondo me non tutte meritano il grande schermo, però sicuramente sono tutti film che prima o poi riuscirò a recuperare:

 
  • La quinta onda - data di uscita: 04 febbraio
  • The hateful eight - data di uscita: 04 febbraio
 
  • Single ma non troppo - data di uscita: 11 febbraio
  • Zoolander 2 - data di uscita: 11 febbraio
 
  • Deadpool - data di uscita: 18 febbraio
  • The Danish girl - data di uscita: 18 febbraio
  • Gods of Egypt - data di uscita: 25 febbraio

Questo mese i film che credo meritino la capatina al cinema sono tre: "La quinta onda", tratto da un romanzo che l'anno scorso è stato molto letto dai vari booktuber americani che seguo, "Deadpool", ennesimo supereroe che ci promette ammazzamenti e un livello di tamarraggine piuttosto elevato, e infine "Gods of Egypt" che spero però non si riveli troppo caotico: il trailer mi ha fatto temere un'accozzaglia di effetti speciali.

"The Danish girl" deve essere meraviglioso e appena uscirà il dvd lo prenderò immediatamente ma non credo sia un film da cinema. Stesso discorso per le commedie, anche se quelle credo che aspetterò che approdino su Netflix o Skyonline.

Quali sono i vostri progetti cinematografici per il mese di febbraio? Fatemi sapere se pensate di andare a vedere qualcuno di questi film o altri che non ho elencato (a Febbraio esce anche "Orgoglio, Pregiudizio e Zombie" che non andrò a vedere per il pregiudizio che sia una gran ca***a).

Macbeth

(Macbeth)
di William Shakespeare

Formato: Ebook, 125 pagine
Editore: Garzanti, 2010
Genere: Teatro
Data prima pubblicazione: 1606
Lettura n.: 03/2016
Preso da: Kobo store


Voto: 10/10








PRIMA STREGA: Noi tre ci rivediamo quando? Con tuoni, pioggia o lampi?
SECONDA STREGA: A baraonda finita, a guerra persa e vinta.
TERZA STREGA: Prima di notte allora.

(incipit)


✎ Il mio parere
Finalmente, dopo anni, ho ripreso in mano un'opera teatrale e per questo devo ringraziare la bellissima iniziativa nata sul gruppo Scratchmade di dedicare il 2016 - anno in cui ricorre il quattrocentesimo anniversario della morte di Shakespeare - alla lettura di dodici (ma io spero di riuscire a leggerne di più) opere del bardo. In occasione dell'uscita al cinema del film su Macbeth, con quel grande fig *ehm* attore che è Michael Fassbender, la prima opera scelta è stata proprio "la tragedia di Scozia", che si è rivelata una lettura incredibilmente affascinante.

La trama, in breve, racconta la vicenda del conte Macbeth al quale tre streghe predicono un futuro glorioso: diventerà re. Da questo momento ha inizio la tragedia: Macbeth diviene ossessionato dall'oracolo delle streghe e dalla brama di potere che si scontra con la propria coscienza e soprattutto con la paura di compiere l'atto estremo a cui viene condotto.

MACBETH: Due verità son dette, quasi prologhi augurali all'atto grandioso che ha per tema l'impero. [...] Questa istigazione soprannaturale non può essere male, non può essere bene. Se è male perché m'ha dato un pegno di successo cominciando con una verità? Sono il signore di Cawdor. Se è bene, perché cedo all'incitamento la cui immagine orrenda mi fa rizzare i capelli e smuove il cuore a battere al costato in modo innaturale? Le paure reali sono vinte da fantasie paurose. Il mio pensiero il cui assassinio è ancora soltanto immaginario sconvolge tanto il mio singolo stato umano che ogni funzione è oppressa da quant'ho nella mente, e nulla è tranne ciò che non è.

L'oracolo delle streghe manda Macbeth nel panico più totale: il pensiero di diventare re lo riempie di brama e di passione ma allo stesso tempo l'atto abominevole che deve compiere per raggiungere quell'obiettivo lo terrorizza. Questo verbo "deve" è un po' il fulcro di tutto: uno dei temi dominanti della tragedia è proprio l'incidenza del destino sulle scelte umane. Nessuno obbliga Macbeth a compiere le azioni di cui si renderà colpevole: anche nella citazione che ho inserito sopra, vengono usate le parole "istigazione", "cedo all'incitamento". Macbeth potrebbe dire di no, e invece si lascia in parte sedurre dalla brama di potere, ma allo stesso tempo dal pensiero che se quello è il suo destino, esso si compirà comunque. "Se la sorte mi vuole re, la sorte può bene incoronarmi senza che muova un dito." Dice Macbeth nella scena III del primo Atto, ma nonostante ciò il dito lo muove eccome!

In questa "battaglia" tra fato e volontà si inserisce la stupenda e terrorizzante figura di Lady Macbeth, una donna forte che desidera il potere forse più del marito e lo spinge con tutte le sue forze a compiere ciò che sembra essere scritto nel suo destino ma allo stesso tempo si rende protagonista di questa azione, divenendo la forza del marito quando a lui viene meno il coraggio.

LADY MACBETH: Venite, spiriti addetti ai pensieri di morte, strappatemi questo mio sesso, riempitemi, dal cranio ai piedi, della ferocia più cruda. Fatelo denso, il mio sangue, sbarrate le porte e il passo al rimorso, che nessuna compunta visita della natura faccia tremare il mio impegno feroce, o si metta tra di esso e la sua attenzione. Venite ai miei seni di donna e mutate il latte in fiele, agenti di morte che ovunque servite, invisibili, la natura malvagia. Vieni, notte cupa, e avvolgiti nel fumo infernale più buio che il mio coltello tagliente non veda la ferita che fa, né il dio si sporga dalla coltre di tenebra per gridarmi: "Fermati, fermati"!

LADY MACBETH: [...] e tu metterai nelle mie mani la grande opera di stanotte, quella che a tutte le nostre notti e ai giorni futuri darà, solo a noi, potere sovrano e dominio.

LADY MACBETH: Uomo senza tenacia! Dammi qua i coltelli.

A me ha fatto veramente paura, l'ho trovata un personaggio eccezionale che purtroppo fa una scomparsa dalla scena che non le rende giustizia (ma che è funzionale al personaggio di Macbeth - che dopotutto è il protagonista).

Altro elemento fondamentale e che si incastra perfettamente nella storia è la notte: la maggior parte delle scene - specialmente quelle più importanti - si svolgono di notte, la notte viene invocata spessissimo all'interno della tragedia e contribuisce a rendere ancora più cupa ed inquietante l'atmosfera che avvolge le vicende. E' poi in questo momento che compaiono sempre le streghe, e qui scusate ma la mia anima potteriana emerge senza freni: sono favolose! Grazie William per aver contribuito a creare l'immaginario delle streghe coi calderoni, le code di rospo/artigli di drago, e gli incantesimi... grazie, perché la scena della pozione (Atto IV, scena I) è veramente qualcosa di sublime. Grazie, ti amo.

♥ Questo libro fa per voi se... no, non è che "fa per voi" o "non fa per voi". Dovete leggerlo, è un ordine! ^_^


Periodo di lettura: 13 - 17 gennaio 2016
Ambientazione: Inghilterra
Opere derivate: Non sto a fare l'elenco altrimenti resto qui tutto il giorno... andate su wikipedia! ^_^
Sfide: sfida dei classici - scaffale traboccante

I fiumi di Londra (Peter Grant, #1)

(Rivers of London)
di Ben Aaronovitch

Formato: Ebook, 350 pagine
Editore: Fanucci, 2012
Genere: Poliziesco, Urban Fantasy
Data prima pubblicazione: 2011
Lettura n.: 02/2016
Preso da: Kobo store


Voto: 8/10

Tutto cominciò all'una e trenta di un freddo martedì mattina di gennaio, quando Martin Turner, artista di strada e per sua ammissione apprendista gigolo, inciampò in un corpo davanti al portico dalla chiesa di St Paul a Covent Garden
(incipit)


✎ Il mio parere
"I fiumi di Londra" è il primo romanzo "indipendente" di Ben Aaronovitch, scrittore inglese già sceneggiatore della serie di Doctor Who (e l'influenza si sente!) e scrittore di alcune storie tratte dalla stessa serie. Si tratta di un poliziesco in salsa urban fantasy, il tutto condito da una spruzzata di Humour inglese che lo rende una lettura che potrebbe essere apprezzata dagli amanti di Terry Pratchett o Douglas Adams, anche se a dire il vero l'ironia risulta un pò meno pungente.

La storia è ambientata nella Londra contemporanea e vede come protagonista Peter Grant, un poliziotto destinato al lavoro da scrivania che scopre di avere un talento nel vedere fantasmi, individuare i "vestigia" - ovvero le tracce della magia - e di essere lui stesso un mago, entrando così a far parte di un reparto segreto della polizia che si occupa del sovrannaturale.

Aspettai che si allontanasse e poi aprii la mano sussurrando 'Lux!' La sfera brillò biancastra ed emanava un lieve tepore. Che mi venga un colpo, pensai. Sono un mago.

La Londra in cui vive è una città popolata da fantasmi, vampiri, dei e chissà cos'altro (lo scoprirò nei prossimi capitoli perché sì, è una saga!). Una serie di omicidi apparentemente scollegati tra loro la scuotono e Grant si trova a dover affrontare una corsa contro il tempo per risolvere il caso ed evitare un disastro affiancato dal burbero ispettore Nightingale, che sarà il suo maestro, e dalla collega Leslie May.

«Mi sta forse dicendo che i fantasmi sono reali?» Nightingale si pulì la bocca con un tovagliolo. «Hai parlato con uno di loro. Cosa ne pensi?» «Attendo conferma da un superiore» risposi. Posò il tovagliolo e prese la tazza di tè. «I fantasmi sono reali.» 

Tutta una serie di altri personaggi davvero interessanti fa da cornice al romanzo, prime tra tutte le famiglie divine. Il titolo del romanzo rimanda infatti al ruolo fondamentale rappresentato nella vicenda dalle divinità dei fiumi che scorrono (o scorrevano in passato) attraverso Londra: divinità che, divise in due fazioni, si contendono la supremazia sulla città. La vicenda tra le divinità legate al Tamigi e ai suoi affluenti è una sorta di 'storia nella storia' che si sviluppa intrecciandosi con la trama poliziesca. Non aspettatevi (o non temete, a seconda dei punti di vista :D ) di trovare storie d'amore o vicende adolescenziali: questa è una storia "adulta" - seppure tranquillamente leggibile da chiunque e dai toni sempre leggeri - e nella quale il romanticismo non è assolutamente centrale. Si cerca di risolvere un caso e allo stesso tempo di non scatenare una guerra nel mondo magico, che vive parallelo e perfettamente mimetizzato con quello umano.

In questo senso, un aspetto del romanzo che ho apprezzato molto è il realismo con cui è stato inserito l'elemento magico nel contesto della storia: nei fantasy che ho letto finora, la magia è sempre stata in qualche modo slegata rispetto alla quotidianità, spesso grazie all'ambientazione fantastica o allo svolgimento delle vicende in una realtà quasi "parallela", come ad esempio la saga di Harry Potter nella quale i maghi vivono in una società separata rispetto ai babbani, che a volte sembra trovarsi addirittura su un altro piano della realtà. In "I fiumi di Londra" la magia convive davvero con la realtà: i personaggi magici usano internet, i cellulari, i computer, la televisione, le videocamere e tutta la tecnologia conosciuta. In più la magia viene spesso legata alla scienza (il primo teorizzatore della magia altri non è che Isaac Newton, uno dei padri della scienza moderna) e su tutti i fenomeni magici Peter Grant si pone delle domande sulla loro connessione con la chimica e la fisica, ovvero sull'effetto materiale che esercitano sulla realtà. Questo è un aspetto davvero molto interessante che mi sono trovata di fronte per la prima volta e ha contribuito in maniera decisiva alla verosimiglianza della storia: penso che chiunque di noi, cresciuto nel mondo fisico e abituato alle sue leggi, si farebbe domande simili a quelle che si pone Peter Grant se improvvisamente fosse in grando di produrre sfere di fuoco o scoprisse l'esistenza di fantasmi e vampiri (io di sicuro, anche se probabilmente non in termini di fisica e chimica così precisi).

Mi preoccupava l'origine di tutto quel potere. Non ero mai stato bravo come elettricista, per cui non sapevo quanta energia servisse per creare una luce magica, però sapevo che per far lievitare una mela sfidando la forza di gravità serviva la forza di un newton, che teoricamente impiega un joule di energia a secondo. Le leggi della termodinamica sono piuttosto precise sull'argomento e dicono che dal nulla non nasce nulla. Il che voleva dire che quel joule da qualche parte doveva pur arrivare, ma da dove?

Piccolo spoiler. Bella la sequenza, verso la fine del romanzo, dell'inseguimento nel tempo: il protagonista torna nell'epoca vittoriana e inizia un inseguimento durante il quale il tempo continua ad arretrare e Grant si trova a correre in una città che continua a cambiare attorno a lui con il variare delle epoche, fino a giungere all'età romana. Nulla di questo è approfondito: non è un romanzo sui viaggi nel tempo o che vuole perdersi in una ricostruzione storica (non che mi avrebbe fatto schifo, eh!) ma un poliziesco umoristico e quindi questa bella trovata viene poi ridimensionata dal ritorno alla trama principale: l'ho comunque molto apprezzata. 

Nel complesso ho trovato questo romanzo molto divertente e originale: sapete che adoro i polizieschi e trovarne uno mescolato al fantasy e che tra l'altro non si prende nemmeno troppo sul serio, mi ha mandato in brodo di giuggiole. Avrebbe potuto essere ancora migliore, forse, se ci si fosse addentrati un pò di più nella psicologia dei personaggi principali; è anche vero che avremo altri cinque libri di tempo per approfondirli e il romanzo funziona molto bene anche così. Purtroppo i prossimi volumi sono recuperabili solo in inglese in quanto mai tradotti: peccato, ma trattandosi di una storia autoconclusiva, anche fermandosi al primo volume vale la pena dargli una possibilità. Io ovviamente proseguirò.

♥ Questo libro fa per voi se... cercate un urban fantasy ben scritto, divertente e soprattutto senza smancerie.


Periodo di lettura: 03 - 13 gennaio 2016
Ambientazione: Inghilterra
La serie: #1 I fiumi di Londra - #2 Moon Over Soho - #3 Whisper Under Ground - #4 Broken Homes - #5 Foxglove Summer - #6 The Hanging Tree
Opere derivate: Rivers of London: Body Work - la graphic novel
Sfide: bookopoly reading challenge - esimio sconosciuto - sfida LGS - sfida LPS - scaffale traboccante

Io prima di te

Buona Epifania a tutti!! Cosa vi ha portato la Befana la scorsa notte? Oggi vi lascio la prima recensione dell'anno che riguarda un libro carino ma abbastanza deludente rispetto alle aspettative che mi ero creata: pensavo di trovare una piccola perla e invece mi sono dovuta ricredere.

(Me Before You)
di Jojo Moyes

Formato: Paperback, 481 pagine
Editore: Michael Joseph, 2012
Genere: Sentimentale
Data prima pubblicazione: 2012
Lettura n.: 01/2016
Preso da: Bookmooch (disponibile qui)


Voto: 7/10

Quando lui esce dal bagno lei è sveglia, appoggiata ai cuscini, e sta sfogliando i dépliant di viaggi che ha trovato sul comodino. Indossa una sua T-shirt e i lunghi capelli arruffati sono un chiaro richiamo alla notte precedente. L'uomo resta sulla porta ad assaporare il breve flashback, strofinandosi l'asciugamano sulla testa per asciugarsi i capelli.
(incipit)


✎ Il mio parere
Come scrivevo nell'introduzione sono partita davvero con le migliori intenzioni con questo romanzo nonostante fosse indiscutibilmente un "romance", genere che non amo particolarmente: la trama però mi aveva fatto pensare ad una storia profonda, che attraverso la situazione delicata che racconta (l'incontro tra una giovane donna che cerca una vita rassicurante e un uomo di successo bloccato su una sedia a rotelle a seguito di un gravissimo incidente che lo ha reso quasi del tutto paralizzato) mi avesse fatto provare tante emozioni diverse. Un po' alla "Pomodori Verdi Fritti" insomma.

Quella che ho trovato in "Io prima di te" (che ho indicato con il titolo in inglese perché durante la lettura ho alternato le due lingue, avendo l'italiano sul Kobo da leggere la sera e l'inglese in cartaceo che ho letto durante il giorno) è una storia molto piacevole, semplice e scorrevole che però non è riuscita ad emozionarmi. Credo che togliendo la trama potrei fare copia-incolla della recensione che avevo fatto a luglio su P.S. I Love You: sessanta pagine che, a causa della situazione tragica, sono per forza di cose più emozionanti (anche se nel romanzo della Ahern sono all'inizio e qui alla fine) e quattrocento in cui io personalmente sono rimasta completamente distaccata nel leggere una storia simpatica, scorrevole, in cui però non si va mai davvero fino in fondo; sembra banale ma, ad esempio, l'unico personaggio a cui non viene data voce è Will (tra l'altro come se fosse una beffa dell'autrice verso il suo protagonista maschile, visto che per tutto il romanzo si lamenta che le persone che lo circondano non si preoccupano di sapere cosa lui pensi o di cosa abbia bisogno realmente... la Moyes fa esattamente la stessa cosa). L'unico che attraverso il suo punto di vista avrebbe potuto davvero rendere il romanzo intenso e importante è anche l'unico a cui non viene dato spazio. Infatti oltre a Lou, che è la voce narrante principale, tutte le altre figure fondamentali hanno un capitolo a loro riservato; di solito sono poche pagine ma sia a Mr. Traynor che a Mrs. Traynor che a Nathan, l'infermiere, viene lasciato il proprio capitoletto privato in cui la vicenda viene narrata dal loro punto di vista. Will no. I suoi pensieri, le sue opinioni sono quasi sempre esposte da altri, se non in quelle rare volte in cui per qualche motivo ha uno sfogo e getta in faccia alla prima persona che si trova di fronte la propria frustrazione e la propria rabbia; Will è infatti estremamente riservato, tiene tutto dentro, e purtroppo la scelta di avere un narratore interno è gestita male perché non permette di avere accesso alle emozioni di tutti i personaggi, la cui descrizione rimane per forza di cose sempre legata alla sua esperienza diretta o indiretta. Giusto sul finale (le sessanta pagine di cui parlavo prima) Will finalmente si apre, ma ormai il romanzo è quasi terminato e per quanto esprima tutti i suoi sentimenti non c'è il tempo di interiorizzarli.

Faccio un altro paragone con il romanzo della Ahern (non riesco davvero a non metterli a confronto): se in "Io prima di te" il problema principale è una brutta gestione del narratore - che invece si sentiva meno in "PS I Love" in quanto la voce narrante era anche quella del personaggio più coinvolto emotivamente, e quindi mi permetteva di sentirmi coinvolta più facilmente - nel romanzo della Moyes non ho trovato quella fastidiosissima flessione verso la chick-lit che invece caratterizzava la seconda metà del libro della Ahern. Di questo sono stata davvero contenta perché ha reso la lettura sempre piacevole, senza personaggi inutilmente irritanti e senza situazioni inverosimili; certo, tutta la vicenda è molto cinematografica (e infatti uscirà a breve il film, non avevo dubbi) con le classiche situazioni da commedia romantica che nella vita vera non accadono mai, però queste sono inserite nella giusta quantità e senza troppe forzature, il che non mi ha infastidito.

Un altro appunto devo farlo verso due episodi che mi hanno lasciata un po' perplessa, più che altro perché li ho visti piuttosto inutili ai fini della trama e inseriti solo per creare un po' più di "dramma" (SPOILER: evidenziare per leggere). La prima è l'episodio dei giornalisti verso la fine del romanzo: tornata a casa dei genitori dopo il ritorno dalla vacanza conclusasi con la decisione di Will di farla finita comunque, improvvisamente i Clark si ritrovano assediati dalla stampa a cui è arrivata una soffiata, fatta - si scoprirà - da Patrick, che Will ha deciso di porre fine alla sua vita e che Lou è la sua ragazza. Questa scena è perfettamente inutile perché non ha alcuna conseguenza, né per la trama, né riguardo al rapporto tra i personaggi, né in nessun altro aspetto: che ci fosse o non ci fosse non sarebbe cambiato nulla e mi è sembrato un tentativo un po' "buttato lì" di far passare definitivamente Patrick dalla parte del torto, visto che fino a quel momento la sua unica colpa era stata quella di avere una passione diversa da quelle di Lou (portata a livelli un po' estremi ma che di certo non faceva di lui un personaggio negativo anzi, era comunque quello scaricato). Il secondo episodio è quello legato alla violenza subita da Lou durante l'adolescenza, anche questo totalmente inutile perché non ha avuto alcuna ripercussione su di lei se non verso la sua paura di entrare nel labirinto e l'aver cominciato a vestirsi come un clown; Louisa infatti attribuisce la causa della violenza al suo abbigliamento composto da minigonna e ballerine e all'aver dato troppa confidenza ai ragazzi che l'hanno poi violentata. Io personalmente immagino che la reazione più classica ad una situazione del genere sia quella di vestirsi in modo da non farsi notare; Louisa no, smette di portare la minigonna però va in giro con delle mise che la renderebbero individuabile a chilometri di distanza (come viene più volte sottolineato nel romanzo). Anche questa mi è sembrata quindi una forzatura per rendere il tutto ancora più drammatico.

Libro quindi molto leggero, a dispetto della trama, e un po' superficiale; è stato comunque piacevole leggerlo, soprattutto superata la metà, anche se sinceramente credo che lo dimenticherò abbastanza in fretta. Aspetto comunque la versione cinematografica che ritengo potrebbe essere meglio del romanzo.

♥ Questo libro fa per voi se... vi è piaciuto "P.S. I Love You" della Ahern e volete ritrovare le stesse sensazioni.


Periodo di lettura: 23 dicembre 2015 - 03 gennaio 2016
Ambientazione: Inghilterra
La serie: #1 Io prima di te - #2 Io dopo di te
Opere derivate: nel 2016 uscirà il film

La Biblionauta al cinema: uscite cinematografiche di Gennaio


Miei cari cinemaniaci, questo mese c'è da divertirsi! Non so se avete notato ma a gennaio escono un milione di film che io personalmente ho una gran voglia di vedere; se effettivamente non ve ne siete accorti, beh, ve li mostro io:
  • Il Piccolo Principe - data di uscita: 1 gennaio
  • Macbeth - data di uscita: 5 gennaio
  • Carol - data di uscita: 5 gennaio
  • La grande scommessa - data di uscita: 7 gennaio
  • Revenant. Redivivo - data di uscita: 14 gennaio
  • Sherlock. L'abominevole sposa - data di uscita: 12 gennaio
  • Joy - data di uscita: 28 gennaio
  • Point Break - data di uscita: 27 gennaio

Quali film vi incuriosiscono maggiormente? Premesso che farò in modo di vedere tutte le pellicole sopracitate, alcune ovviamente devo vederle al cinema: Il Piccolo Principe sono già d'accordo che andrò a vederlo questo weekend con un'amica (ho mangiato quintali di Pan di Stelle a dicembre per avere i biglietti omaggio ^_^) mentre Revenant andrò a vederlo con Mr. Biblionauta (carino il nomignolo ;D) il quale mi ha già fatto sapere che posso scordarmi Macbeth al cinema... in effetti quando si tratta di kolossal che durano millemila ore anch'io preferisco vedermeli sul divano con copertina e tazza di tè piuttosto che in una gelida sala del cinema, però questo è Shakespeare!!! 
Ricollegandoci invece alla letteratura, ben sei tra questi film sono tratti da libri: Il Piccolo Principe è ovviamente la trasposizione cinematografica dell'omonimo romanzo di Antoine de Saint Exupery, libro meraviglioso che ho letto da bambina e mi sono portata dietro per tutta la mia vita, rileggendolo più e più volte. Poi c'è Macbeth, ovviamente tratto dal dramma di Shakespeare. Le librerie in questi giorni sono invasi dall'edizione Bompiani di Carol scritto da Patricia Highsmith della quale avevo iniziato a leggere Il talento di Mr Ripley due anni fa per poi abbandonarlo a metà... non era il momento. Infine ci sono Revenant di Michael Punke, l'immancabile Sherlock Holmes in un'avventura questa volta presa direttamente dalla serie tv con Benedict Cumperbatch e The Big Short. Il grande scoperto scritto da Michael Lewis e da cui è stato tratto La Grande Scommessa.
Per quanto riguarda gli ultimi due film che vi ho mostrato, Joy vorrei vederlo semplicemente per gli attori, mentre Point Break perché voglio farmi del male e voglio vedere quanto mi hanno distrutto l'originale anni '90 con Keanu Reeves e Patrick Swayze che in questo film erano terribilmente ma terribilmente fighi.