Inferno

Autore: Dan Brown
Titolo originale: Inferno
Serie: Robert Langdon, n.4
Data di pubblicazione: 2013
Editore: Mondadori, 2013
Formato: Hardback, 522 pag.

Inizio lettura: 06 agosto 2013
Fine lettura: 07 agosto 2013
Lettura n.: 30/2013
Il mio voto: ★★★★☆
Io sono l’Ombra.
Attraverso la città dolente, io fuggo.
Attraverso l’eterno dolore, io prendo il volo.

Lungo la riva dell’Arno, corro arrancando senza fiato… volto a sinistra, in via dei Castellani, e mi dirigo verso nord, rannicchiandomi nell’ombra degli Uffizi.
E loro continuano a inseguirmi.
Il suono dei passi alle mie spalle si fa sempre più forte, mi danno la caccia con determinazione implacabile.
Mi inseguono da anni, ormai. Un’ostinazione che mi ha costretto alla clandestinità, a vivere in purgatorio, a lavorare sottoterra come un mostro ctonio.

Io sono l’Ombra.
Devo smetterla di leggere i commenti altrui su Goodreads prima di aver letto un libro: tutti a dire quanto Inferno sia brutto, quanto non abbia niente a che vedere con i primi due, che la figura di Dante è stata buttata dentro solo perché non sapeva più che personaggio tirare in ballo. Sull'ultimo punto effettivamente potrei anche trovarmi d'accordo ma per tutto il resto assolutamente no: il romanzo a me è piaciuto moltissimo, tant'è che l'ho letteralmente divorato in un paio di giorni (che belle le vacanze!) e l'ho trovato degno dei precedenti (ma più bello de Il Simbolo Perduto).

La vicenda è ambientata a Firenze: Langdon si risveglia in una stanza d'ospedale con una ferita alla testa e senza alcun ricordo di quanto possa essergli accaduto. Poco dopo viene aggredito da una misteriosa assassina e da quel momento inizia la sua fuga da misteriosi inseguitori, alla ricerca della memoria perduta e di un'arma chimica che potrebbe distruggere l'umanità.

Come negli altri romanzi, la vicenda si svolge in un periodo di tempo molto limitato e il ritmo è davvero frenetico: in più questa volta Langdon deve sia fuggire che inseguire, di conseguenza l'azione è duplice e il ritmo ancora più serrato. Come sempre Dan Brown arricchisce poi il romanzo con i dettagli architettonici degli edifici più importanti delle città in cui si svolge l'azione: mi è piaciuto particolarmente l'inseguimento attraverso il Giardino di Boboli e Palazzo Pitti che ho trovato estremamente suggestivo, oltre che appassionante.

Per quanto riguarda i personaggi, anche in questo romanzo Langdon è accompagnato dall'affascinante donzella di turno, che però questa volta non mi è piaciuta moltissimo, mentre per la prima volta mi sono trovata in estrema affinità con il cattivo, non tanto perché è un personaggio interessante, ma proprio perché nell'ambito del romanzo sarei stata una sua seguace: secondo me ha trovato la soluzione ideale ad un problema fondamentale dell'umanità.

Ho letto su internet che nel 2015 è prevista l'uscita dell'adattamento cinematografico, sempre come regista Ron Howard e sempre con Tom Hanks nei panni del professor Langdon e questa volta credo proprio che non mi farò pregare per andarlo a vedere al cinema.

Angeli e Demoni

Autore: Dan Brown
Titolo originale: Angels & Demons
Serie: Robert Langdon, n.1
Data di pubblicazione: 2003
Editore: Mondadori, 2006
Formato: Hardback, 562 pag.

Inizio lettura: 26 luglio 2013
Fine lettura: 01 agosto 2013
Lettura n.: 29/2013
Il mio voto: ★★★★☆
Il fisico Leonardo Vetra sentì l'odore di carne bruciata. Era la sua. Terrorizzato alzò gli occhi verso l'ombra scura che incombeva su di lui: «Cosa Vuole da me?»
«La password» disse lo sconosciuto con voce aspra: «La parola d'ordine.»
«Ma io non...»
L'uomo gli premette di nuovo sul petto il ferro arroventato, ancora più a fondo. Si udì uno sfrigolio di carne che bruciava.
Finalmente il Dan Brown che mi ero aspettata fin dall'inizio: coinvolgente, scorrevole, rapido nell'azione. Qui non ci si perde in mille premesse e Robert Langdon si comporta finalmente "da uomo": niente frignate su quanto sia tutto inverosimile (ci prova in paio di volte soltanto) e niente lamentele frustrate sul fatto che non riesce a risolvere il mistero. Qui tutto fila liscio (non altrettanto per i quattro poveri cardinali) ed è stato davvero divertente trascorrere qualche giorno in compagnia di Robert Langdon e Vittoria Vetra in giro per le piazze di Roma.

D'altro canto in questo romanzo non c'è nessun tipo di approfondimento psicologico dei personaggi, aspetto a cui è invece stato lasciato molto spazio in "The Lost Symbol" e che avevo apprezzato molto: anche qui la protagonista femminile è quella più interessante ma non sono riuscita a conoscerla bene quanto avevo invece fatto con Katherine Solomon, e i "cattivi"... non c'è paragone con la profondità di Mal'hak. Diciamo comunque che l'azione serrata non ha fatto in nessun modo sentire la mancanza di questi aspetti psicologici (che invece probabilmente se fossero stati assenti in "The Lost Symbol" lo avrebbero reso un romanzo del tutto inutile). Confrontando i due romanzi, insomma, secondo me si nota che Dan Brown da un lato ha ridotto l'originalità e la fantasia (il che, da un certo punto di vista, è anche normale), ma dall'altra è migliorato come "ritrattista" dei suoi personaggi (lo ripeterò fino alla nausea, Mal'hak è tra i migliori cattivi di cui ho letto quest'anno).

Per tornare ad Angeli e Demoni, conoscevo già la storia dato che avevo visto il film (che mi era piaciuto molto), anche se tra le due versioni ci sono alcune differenze a livello di trama, quindi ben poco del romanzo è stato una sorpresa ma il fatto che nonostante ciò l'abbia trovato appassionante è un segno molto positivo. A questo punto spero che anche Il Codice Da Vinci sia sullo stesso livello.

Torta al caramello in Paradiso

Autore: Fannie Flagg
Titolo originale: Can't Wait to Get to Heaven
Serie: Elmwood Springs, n.3
Data di pubblicazione: 2006
Editore: Sonzogno, 2007
Formato: Hardback, 372 pag.

Inizio lettura: 22 luglio 2013
Fine lettura: 23 luglio 2013
Lettura n.: 28/2013
Il mio voto: ★★★★☆
L'ultima cosa che Elner Shimfissle ricordava, dopo aver accidentalmente disturbato quel nido di vespe tra le foglie del fico, era di aver detto: "Ops". Dopo di che si era ritrovata al pronto soccorso di un ospedale, a domandarsi come diavolo ci fosse finita.
Sono parecchio in ritardo con questa recensione ma in queste ultime settimane non ho mai avuto molto tempo. Ora finalmente sono in VACANZA e posso dedicarmi a portare avanti tutti gli arretrati del blog.

Con questo romanzo, Fannie Flagg ha confermato tutte le impressioni positive che mi ero fatta di lei dopo aver letto "Pomodori Verdi Fritti al Caffé di Whistle Stop": questo libro è letteralmente un amore. I romanzo racconta la storia di Elner, un'arzilla e simpaticissima vecchietta che crea non pochi problemi al sua nipote Norma (già di per sé ansiosa e propensa alle crisi di panico) con la sua intraprendenza e il non voler rendersi conto dei limiti imposti dalla sua età: così un giorno Elner cade dall'albero di fico si cui si era arrampicata e, purtroppo, muore. Inizia così il doppio racconto delle vicende che seguono la morte di Elner sulla Terra e di quello che invece accade a lei in Paradiso, dove viene accolta per poi essere rispedita giù per diffondere un messaggio di gioia e speranza tra le persone che conosce. In realtà, durante la sua vita Elner aveva già fatto del bene a moltissime persone ed è bello vedere quante accorrono immediatamente alla notizia della sua morte e conoscere le storie che la legano ai vari abitanti di Elmwood Spring. In più, è divertentissima anche tutta la serie di incontri che Elner fa in Paradiso. Fannie Flagg ha un modo di scrivere ironico, divertente e saggio allo stesso tempo: ho adorato Elner (che fa davvero morire dal ridere: è fantastica) e ho amato molto tutti i personaggi che prendono parola nei vari capitoli. Infatti, pur essendo narrato principalmente da Elner e da Norma, il romanzo riporta anche i punti di vista di tutta una serie di altri personaggi che per vicende varie sono state legate alla protagonista.

Anche qui, insomma, ho ritrovato la stessa atmosfera dolce e ironica a cui la Flagg mi aveva abituato e in più è stata una bella coincidenza ritrovare anche qui temi molto simili a quelli di The Lost Symbol di Dan Brown, ma sviluppati in maniera completamente opposta.

Il Flauto e il Tamburo

Autore: Chinua Achebe
Titolo originale: The Flute and the Drum
Data di pubblicazione: 1975/1978
Editore: Mondadori, 2006
Collana: Junior +9, n.51
Formato: Paperback

Inizio lettura: 21 luglio 2013
Fine lettura: 21 luglio 2013
Lettura n.: 27/2013
Il mio voto: ★★★☆☆
Tanto, ma tanto tempo fa viveva un uomo che aveva due mogli. La moglie più vecchia aveva avuto molti bambini, ma quella giovane uno solo. Un giorno, mentre si avvicinava la stagione delle piogge, l'uomo e la sua famiglia si misero in marcia per andare a lavorare i campi. Uscirono di casa alle prime luci dell'alba perché avevano molta strada da percorrere. I loro campi erano al confine tra la terra degli uomini e quella degli spiriti.
Il libro raccoglie due racconti della tradizione africana narrati dallo scrittore nigeriano Chinua Achebe. In entrambi i racconti, pur avendoli letti per la prima volta, ho ritrovato dei temi molto simili a miti, leggende e favole occidentali: ad esempio la prima storia, quella del flauto, mi ha ricordato moltissimo una fiaba letta da bambina con protagoniste due sorelle che, incontrando una strega che porgeva loro dei doni, sceglievano rispettivamente quello più semplice e quello più sfarzoso, con conseguente premio per la più modesta e punizione per la più avida. Questa è comunque la testimonianza di quanto siamo simili noi uomini pur nelle immense differenze che ci caratterizzano e che caratterizzano le nostre culture: il fatto che popoli diversi e distanti utilizzino le stesse metafore per trasmettere lo stesso messaggio ci fa rendere conto di come alla fine siamo tutti uguali.