di Francesco Barbi
Saga L'acchiapparatti, Libro 1
Hardcover, 480 pagine, Baldini Castoldi Dalai 2010
Saga L'acchiapparatti, Libro 1
Hardcover, 480 pagine, Baldini Castoldi Dalai 2010
I dadi d’osso erano stati lanciati. Le dita artritiche della cieca li sondavano ad uno ad uno.
«Come hai detto di chiamarti, figliolo?»
«Gelco.»
«Come? Abbi pazienza, le mie orecchie sono così stanche.»
«Gelco.»
«Dunque Gelco, cosa vuoi che veda?»
«Non saprei… Il mio futuro»incipit
Trama: Pochi a Tilos conoscono il nome di Ghescik. Lui è soltanto il becchino, l'ometto gobbo e storpio che vive al cimitero, ai margini del paese. Pochissimi sanno che coltiva una passione insana per la feldspina e gli scritti antichi. Solo lo strambo acchiapparatti gli è amico. Notte fonda. Al sicuro tra le mura della casa-torre diroccata, Zaccaria sta rimproverando uno dei suoi gatti quando qualcuno bussa alla porta. Il becchino si presenta con un libro rilegato in pelle scura, che sostiene di aver vinto grazie a una scommessa con lo speziale. Risale a epoche in cui la magia non era stata ancora messa al bando e sembrerebbe contenere le memorie di un defunto negromante. Ghescik non fa parola dello strano diadema rinvenuto in un sotterraneo della "torre maledetta", ma ha un solo modo per scoprire se certi suoi sospetti sono fondati: far tradurre il libro a Zaccaria che, inspiegabilmente, ha sempre avuto grandi doti come decifratore delle lingue arcane... Inseguiti dagli sgherri dello speziale, becchino e acchiapparatti verranno catapultati nei meandri di una vicenda terribile che non coinvolgerà i soliti eroi, ma una compagine di personaggi inconsueti: un cacciatore di taglie sfigurato, una prostituta dalle molte risorse, un gigante che parla per proverbi sgrammaticati e una schiera di feroci tagliagole. Ma quale legame esiste tra il misterioso diadema e la terrificante creatura rinchiusa da secoli nelle segrete di Giloc?
Commento personale: Mi stavo completamente dimenticando di fare il commento a questo libro, che vergogna, soprattutto perché mi è piaciuto un sacco. Come ho scoperto dalle recensioni su altri blog, “L’acchiapparatti” è un Low Fantasy ovvero (Wikipedia docet) un fantasy nel quale non si trova la classica e ben definita dicotomia tra bene e male (come accade invece nell’High Fantasy) e non sono presenti, se non in minima parte, tutte le classiche creature fantastiche come elfi, goblin, nani, ecc.
Ho sempre detto che ogni tanto mi capita di trovare romanzi presi dalle catene di lettura di aNobii per i quali vale la pena rischiare le sòle che si prendono con le catene e questo è davvero uno di essi: ho trovato la trama originale e ben scritta, appassionante e con i giusti momenti di suspance che mi hanno fatto trattenere il fiato. Anche nel caso di questo romanzo, però, il punto forte sono definitivamente i personaggi: Geshik il gobbo, il meraviglioso Zaccaria l’acchiapparatti, Isotta la prostituta e Orgo il gigante con i suoi proverbi. Zaccaria è davvero azzeccato; l’autore è riuscito perfettamente a rappresentare questo bizzarro personaggio che unisce la saggezza e l’ingenuità tipiche dei matti ad una misteriosa passione per i volumi antichi e le lingue scomparse.
Tornando alla trama, che nel complesso ho trovato coerente e realistica, devo dire che mi ha lasciata con qualche punto interrogativo soprattutto verso il finale: non ho avuto l’impressione che fosse affrettato ma ammetto che avrei avuto bisogno di qualche spiegazione in più perché non ho capito benissimo come siano andate le cose. Soprattutto mi è sembrato strano che un personaggio come Geshick, che nonostante durante il viaggio si sia molto ammorbidito rimane sempre un egoista opportunista, sia in grado di sacrificarsi per permettere al demone di “morire”.
Inoltre ho notato anche una certa tendenza a “perdersi” i personaggi: prima il topo Sabatino e poi Gelco, il soldato che compare ogni tanto nel romanzo ma che rimane sempre un po’ precario e non si capisce bene che ruolo abbia.
A parte questo il romanzo mi è piaciuto moltissimo, talmente da farmi chiudere un occhio su alcuni piccoli errori disseminati nel testo. Adesso sono già in coda per leggere il seguito: “Il burattinaio”.
Ho sempre detto che ogni tanto mi capita di trovare romanzi presi dalle catene di lettura di aNobii per i quali vale la pena rischiare le sòle che si prendono con le catene e questo è davvero uno di essi: ho trovato la trama originale e ben scritta, appassionante e con i giusti momenti di suspance che mi hanno fatto trattenere il fiato. Anche nel caso di questo romanzo, però, il punto forte sono definitivamente i personaggi: Geshik il gobbo, il meraviglioso Zaccaria l’acchiapparatti, Isotta la prostituta e Orgo il gigante con i suoi proverbi. Zaccaria è davvero azzeccato; l’autore è riuscito perfettamente a rappresentare questo bizzarro personaggio che unisce la saggezza e l’ingenuità tipiche dei matti ad una misteriosa passione per i volumi antichi e le lingue scomparse.
Tornando alla trama, che nel complesso ho trovato coerente e realistica, devo dire che mi ha lasciata con qualche punto interrogativo soprattutto verso il finale: non ho avuto l’impressione che fosse affrettato ma ammetto che avrei avuto bisogno di qualche spiegazione in più perché non ho capito benissimo come siano andate le cose. Soprattutto mi è sembrato strano che un personaggio come Geshick, che nonostante durante il viaggio si sia molto ammorbidito rimane sempre un egoista opportunista, sia in grado di sacrificarsi per permettere al demone di “morire”.
Inoltre ho notato anche una certa tendenza a “perdersi” i personaggi: prima il topo Sabatino e poi Gelco, il soldato che compare ogni tanto nel romanzo ma che rimane sempre un po’ precario e non si capisce bene che ruolo abbia.
A parte questo il romanzo mi è piaciuto moltissimo, talmente da farmi chiudere un occhio su alcuni piccoli errori disseminati nel testo. Adesso sono già in coda per leggere il seguito: “Il burattinaio”.
Inizio lettura: 23 giugno 2012
Fine lettura: 8 luglio 2012
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