Hunger Games
di Suzanne Collins
Saga Hunger Games, Libro 1
Hardcover, 370 pagine, Mondadori 2012
di Suzanne Collins
Saga Hunger Games, Libro 1
Hardcover, 370 pagine, Mondadori 2012
Quando mi sveglio, l’altro lato del letto è freddo. Allungo le dita per cercare il calore di Prim, ma trovo solo la tela grezza della fodera del materasso. Avrà fatto un brutto sogno e si sarà infilata nel letto della mamma. Ma certo. Oggi è il giorno della mietitura.incipit
Trama: Quando Katniss urla "Mi offro volontaria, mi offro volontaria come tributo!" sa di aver appena firmato la sua condanna a morte. È il giorno dell'estrazione dei partecipanti agli Hunger Games, un reality show organizzato ogni anno da Capitol City con una sola regola: uccidi o muori. Ognuno dei Distretti deve sorteggiare un ragazzo e una ragazza tra i 12 e i 18 anni che verrà gettato nell'Arena a combattere fino alla morte. Ne sopravvive uno solo, il più bravo, il più forte, ma anche quello che si conquista il pubblico, gli sponsor, l'audience. Katniss appartiene al Distretto 12, quello dei minatori, quello che gli Hunger Games li ha vinti solo due volte in 73 edizioni, e sa di aver poche possibilità di farcela. Ma si è offerta al posto di sua sorella minore e farà di tutto per tornare da lei. Da quando è nata ha lottato per vivere e lo farà anche questa volta. Nella sua squadra c'è anche Peeta, un ragazzo gentile che però non ha la stoffa per farcela. Lui è determinato a mantenere integri i propri sentimenti e dichiara davanti alle telecamere di essere innamorato di Katniss. Ma negli Hunger Games non esistono gli amici, non esistono gli affetti, non c'è spazio per l'amore. Bisogna saper scegliere e, soprattutto, per vincere bisogna saper perdere, rinunciare a tutto ciò che ti rende Uomo.
Commento personale: Commento a caldissimo (ho appena terminato di leggere l’ultima pagina) perché questo romanzo se lo merita proprio: scettica come sempre nei confronti dei grandi successoni li leggo dopo mille precauzioni e soprattutto in prestito. Beh, questa volta il successo è pienamente meritato, “Hunger Games” è un romanzo appassionante che ti tiene incollato alle pagine, uno di quelli che ti fanno mangiare con il libro in una mano e l’altra che ogni tanto piazza la forchetta sul mento o sul naso.
Credo che ciò che rende certi romanzi così particolari e avvincenti (e che è secondo me anche un po’ alla base del successo di Harry Potter) sia il giocare su un tema che ci tocca ancora molto da vicino non perché l’abbiamo vissuto, fortunatamente, ma perché l’hanno vissuto i nostri nonni: la repressione e i totalitarismi. Se ci fermiamo a riflettere, perché un gioco come gli “Hunger Games” non potrebbe essere verosimile? Perché, dopo aver buttato migliaia di persone nelle camere a gas in nome della supremazia della razza ariana qualcuno non potrebbe davvero inventarsi un programma del genere? E non c’è nemmeno bisogno di citare come esempio solo lo sterminio degli ebrei visto che sono secoli che intere popolazioni vengono sterminate per i motivi più vari. Dopotutto a Roma la gente passava il proprio tempo libero a vedere uomini che lottavano fino alla morte contro animali o contro altri uomini. Che differenza c’è tra noi e gli antichi romani?
Naturalmente Suzanne Collins non ha inventato proprio nulla, considerando che da Orwell in avanti c’è stato un enorme numero di romanzi (e film; mi viene in mente “Live!”, con Eva Mendez) che trattano questi argomenti, però il libro è ben scritto e ci si immedesima talmente nei personaggi che si soffre davvero insieme a loro.
Sono rimasta piacevolmente sorpresa soprattutto dall’aspetto psicologico della vicenda, ovvero di come i diversi personaggi si sono comportati in una situazione così estrema come quella di trovarsi in un’arena a doversi uccidere l’uno con l’altro: niente di assurdo, niente gesti eroici particolari (e secondo me la tentazione poteva esserci; io per prima mi aspettavo che Katniss si mettesse a capo di una rivolta dei tributi, una cosa che, mi rendo conto, sarebbe stata spettacolare ma del tutto inverosimile). L’autrice si è concessa una sola debolezza: far sopravvivere anche Peeta.
Adesso per quanto riguarda il seguito della storia ho una sola paura: che l’autrice rovini tutto piazzandoci dentro il trito e ritrito triangolo che va così di moda da dopo Twilight. Spero davvero che non si bruci con i prossimi due volumi perché questo è stato esplosivo (e mi ha fatto anche ricredere parzialmente sul mio odio per il racconto in prima persona)!
Credo che ciò che rende certi romanzi così particolari e avvincenti (e che è secondo me anche un po’ alla base del successo di Harry Potter) sia il giocare su un tema che ci tocca ancora molto da vicino non perché l’abbiamo vissuto, fortunatamente, ma perché l’hanno vissuto i nostri nonni: la repressione e i totalitarismi. Se ci fermiamo a riflettere, perché un gioco come gli “Hunger Games” non potrebbe essere verosimile? Perché, dopo aver buttato migliaia di persone nelle camere a gas in nome della supremazia della razza ariana qualcuno non potrebbe davvero inventarsi un programma del genere? E non c’è nemmeno bisogno di citare come esempio solo lo sterminio degli ebrei visto che sono secoli che intere popolazioni vengono sterminate per i motivi più vari. Dopotutto a Roma la gente passava il proprio tempo libero a vedere uomini che lottavano fino alla morte contro animali o contro altri uomini. Che differenza c’è tra noi e gli antichi romani?
Naturalmente Suzanne Collins non ha inventato proprio nulla, considerando che da Orwell in avanti c’è stato un enorme numero di romanzi (e film; mi viene in mente “Live!”, con Eva Mendez) che trattano questi argomenti, però il libro è ben scritto e ci si immedesima talmente nei personaggi che si soffre davvero insieme a loro.
Sono rimasta piacevolmente sorpresa soprattutto dall’aspetto psicologico della vicenda, ovvero di come i diversi personaggi si sono comportati in una situazione così estrema come quella di trovarsi in un’arena a doversi uccidere l’uno con l’altro: niente di assurdo, niente gesti eroici particolari (e secondo me la tentazione poteva esserci; io per prima mi aspettavo che Katniss si mettesse a capo di una rivolta dei tributi, una cosa che, mi rendo conto, sarebbe stata spettacolare ma del tutto inverosimile). L’autrice si è concessa una sola debolezza: far sopravvivere anche Peeta.
Adesso per quanto riguarda il seguito della storia ho una sola paura: che l’autrice rovini tutto piazzandoci dentro il trito e ritrito triangolo che va così di moda da dopo Twilight. Spero davvero che non si bruci con i prossimi due volumi perché questo è stato esplosivo (e mi ha fatto anche ricredere parzialmente sul mio odio per il racconto in prima persona)!
Inizio lettura: 15 luglio 2012
Fine lettura: 16 luglio 2012
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