Titolo originale: Bålet
Autore: Bergljot Hobæk Haff
Anno di pubblicazione: 1999
Editore: Iperborea
Pagine: 150
Iniziato il: 30 novembre 2011
Terminato il: 01 dicembre 2011
Valutazione:★★★★
La maestra del villaggio era d'aspetto comune quanto è giusto che sia la maestra di un così piccolo angolo del mondo. Se qualche estraneo avesse voluto informarsi su di lei domandando, per esempio, se fosse più o meno carina, chiunque si sarebbe trovato in grande imbarazzo e avrebbe risposto che non era quella la qualità più importante in una maestra.
(incipit)
Trama
Un villaggio sperduto in qualche remota valle del Nord, una storia che potrebbe cominciare con un "c'era una volta". Una maestra, un calzolaio, un forestiero, un vecchio veggente, un ragazzo curioso, personaggi senza nome che si muovono nei luoghi quotidiani delle fiabe: la casa al margine del bosco, la strada maestra, la bottega. L'atmosfera è quella delle leggende un po' cupe e misteriose ascoltate in lontane sere d'inverno intorno al fuoco: le ombre incombenti delle montagne, la palude infida, la nebbia densa che fa smarrire la ragione, pozioni di erbe che guariscono, traffici oscuri nella notte, un presagio di calamità che incombe come un maleficio su un angolo di terra dimenticato da Dio e dagli uomini. (dal retro di copertina)
Commento
Ho aspettato tanto prima di scrivere il post relativo a questo romanzo, e nonostante ciò, anche adesso che mi sono decisa, mi rendo conto di quanto sia difficile parlarne; Il rogo, infatti non è un romanzo convenzionale, ma una metafora del bene e del male che parla della facilità con cui la malvagità sia in grado di farsi largo nel cuore degli uomini sfruttando quella "propensione naturale" al male che ciascuno di noi nasconde dentro di sé.
La vicenda si svolge in un minuscolo paesino nascosto tra le montagne, retto da una sorta di equilibrio naturale tramite il quale non sono gli uomini a punirsi tra loro per i propri peccati, ma le circostanze da sole provvedono a bilanciare giustizia ed ingiustizia. Quella che ci viene presentata è quindi una società che apparentemente non è ancora stata contaminata dalla malizia e dal dubbio (si scoprirà poi che in passato già un evento aveva fatto entrare qualcuno di questi "demoni") e che si potrebbe quindi definire quasi pura. I personaggi sono molto diversi, e differente è anche il modo in cui vengono descritti e presentati: la maestra e il calzolaio non hanno un nome, vengono semplicemente chiamati "maestra" e "calzolaio" e nemmeno vengono descritti fisicamente in modo dettagliato: della prima viene detto semplicemente che ha l'aspetto che dovrebbe avere una maestra, che non si può dire se sia bella o brutta, simpatica o antipatica; del secondo ci viene invece descritta soprattutto la costituzione robusta e il suo avere le gambe corte. Helga, la proprietaria della locanda, viene invece descritta in modo più approfondito (la sua storia, il suo modo di camminare, il rapporto con il figlio idrocefalico), idem come il signor Allan, del quale viene descritto l'aspetto fisico, il modo di fare e viene fatta spesso allusione ai suoi scopi. Anche ciò che essi rappresentano è molto diverso. Per quanto riguarda il calzolaio e il signor Allen è abbastanza semplice: i due sono rispettivamente il bene e il male o, per meglio dire, coloro che cercano di tirare fuori il bene o il male dagli abitanti; il calzolaio in modo lento e paziente, il signor Allen (che viene spesso paragonato ad un serpente, e nello specifico al serpente tentatore della Genesi) invece li irretisce, semina il dubbio, la malizia e l'ostilità nei confronti del calzolaio, sfruttando proprio quella predisposizione umana alla malvagità: solo su un terreno fertile, infatti, i semi attecchiscono.
La maestra è il personaggio più enigmatico e quella che mi ha creato più problemi di interpretazione: in alcuni aspetti è vicina al calzolaio (nel suo modo di "fregare" affettuosamente gli ingenui compaesani per il loro bene e nel rapporto intimo che si crea tra i due), ma all'arrivo del signor Allan ne diventa succube e non solo accetta di essere sfruttata da lui, ma collabora con lui contribuendo alla sua opera di "distruzione" del calzolaio, pur mantenendo sempre un atteggiamento equivoco e insicuro. Credo che probabilmente la maestra rappresenti l'essere umano, perennemente in bilico tra il bene e il male ed in costante lotta con sé stesso. La conclusione, poi, è solo il culmine di un percorso, perché durante tutta la narrazione vengono disseminate riflessioni che lasciano intuire perfettamente e fin dall'inizio che le cose andranno in un determinato modo. Per lo meno, anche qui prevarrà quell'equilibrio naturale e perfetto di parlavo all'inizio, e che regola gli avvenimenti in quel remoto villaggio. Un pregio, infine, che ho riscontrato in questo romanzo e che non capita spesso ormai di incontrare, è che non ci sono parole inutili: ogni espressione, ogni frase è necessaria ai fini del racconto. Per questo il romanzo è così breve, ma talmente intenso che è difficile da dimenticare.
[...] la malvagità non fu portata sulla terra da un serpente; il serpente si insinuò nel giardino dell'Eden e indusse l'uomo a tirar fuori i suoi istinti innati.
In seguito nessuno seppe spiegare esattamente che cos'era accaduto. L'uomo non aveva invitato nessuno a ballare, eppure una ragazza si era staccata improvvisamente dal cerchio muovendoglisi incontro; con la passività di un pianeta, era scivolata sotto l'influsso della sua forza attrattiva e aveva cominciato a girare in tondo nella sua orbita fino a cadere nell'oblio. Avanti il prossimo.
In chi un giorno ha amato invano, l'amore non muore mai. Può rattrappirsi e deformarsi, allo stesso modo in cui due gambe possono rattrappirsi e perdere la loro lunghezza naturale. Può cambiare aspetto e aumentare o diminuire d'intensità. Ma chi ha amato al di sotto della propria dignità, mortificherà sempre i propri moti di tenerezza. E chi un giorno si è bruciato valutando un gioiello falso, guarderà eternamente con diffidenza tutto ciò che è genuino e buono.
Che bello! Non conoscevo né l'autore né il romanzo. Mi hai incuriosito tantissimo! :)
RispondiEliminaE' un'autrice (io l'ho scoperto solo a fine lettura: non ho molta dimestichezza con i nomi norvegesi! ^_^) e effettivamente è un romanzo molto, molto particolare e altrettanto bello.
RispondiEliminaOps! Bè, la sfida "solo donna" avrebbe dovuto essere un indizio, ma non c'ho fatto caso!
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