Le figlie perdute della Cina
(Message from an Unknown Chinese Mother)
di Xinran
Serie: -
Formato: Hardcover, 252 pagine
Editore: Longanesi 2011 (I edizione 2010)
Genere: Testimonianza
Inizio lettura: 29 novembre 2013
Fine lettura: 01 dicembre 2013
Preso da: Biblioteca
Lettura n.: 53/2013
(Message from an Unknown Chinese Mother)
di Xinran
Serie: -
Formato: Hardcover, 252 pagine
Editore: Longanesi 2011 (I edizione 2010)
Genere: Testimonianza
Inizio lettura: 29 novembre 2013
Fine lettura: 01 dicembre 2013
Preso da: Biblioteca
Lettura n.: 53/2013
Il mio giudizio:
Alla fine del 2007 gli orfani cinesi adottati in tutto il mondo avevano raggiunto il numero di centoventimila. Erano finiti in ventisette paesi, ed erano quasi esclusivamente bambine.
(incipit)
Trama:(incipit)
"Hai mai sistemato una bambina?" chiede insistente una contadina del villaggio alla giornalista Xinran, durante un'intervista. La giovane sposa di campagna sa bene che è suo dovere dare alla luce un maschio, ed è convinta che ogni donna, come lei, quando mette al mondo una femmina sappia altrettanto bene cosa fare: deve trovare il modo di "sistemare" la bambina, di sbarazzarsi di lei. Deve, suo malgrado, abbandonarla. L'abbandono delle bambine appena nate era, ed è tuttora, una pratica tristemente diffusa in Cina, e non solo nelle zone rurali, ma anche nel resto del paese, complici le ristrettezze economiche e una legge sulla pianificazione delle nascite che per anni ha imposto a ogni famiglia un figlio solo. Alle bambine più fortunate il destino ha riservato l'amorevole accoglienza di una famiglia adottiva in un paese occidentale. Per molte altre nascere femmina ha significato essere brutalmente uccise appena venute al mondo. Grazie a un lavoro di ricerca e di inchiesta durato anni, Xinran dà finalmente voce al silenzioso dolore delle donne cinesi che hanno abbandonato le proprie neonate sulla strada di una città, fuori da un ospedale o da un orfanotrofio o sulla banchina di una stazione, offrendoci uno spaccato della Cina odierna per molti aspetti inedito, e al tempo stesso narrandoci una storia fatta di drammi e di speranze ritrovate, una storia capace di lasciare il segno.
Commento:
Quando si dice un libro straziante: Le figlie perdute della Cina è un libro-documento sulla tragedia cinese delle bambine abbandonate o uccise alla nascita da madri che, per vari motivi, non potevano prendersi cura di loro.
Le cause che l'autrice Xinran, giornalista fondatrice dell'associazione "The Mother's Bridge of Love", che si occupa di costruire un ponte che leghi le bambine adottate, le famiglie adottanti e le madri cinesi, trova per questo fenomeno sono principalmente tre, che naturalmente coesistono tra loro: la tradizione millenaria diffusa nelle campagne cinesi di considerare le femmine come un peso (le famiglie, infatti, ricevevano dal governo un appezzamento di terra per ogni figlio maschio. Inoltre, era il maschio che portava avanti il cognome della famiglia), la politica del figlio unico e l'ignoranza in materia sessuale unita alla libertà acquisita delle giovani cinesi negli anni '80 e '90. E' facile capire le conseguenze estreme di questi fattori mescolati insieme.
La combinazione di queste situazioni ha portato all'esistenza di migliaia di madri che si sono viste costrette (dalla società, dalla famiglia, dal senso di colpa, dalla povertà, ...) ad abbandonare o anche uccidere le proprie figlie appena nate: alcune di queste storie terribili sono raccolte nel libro che non si limita a raccontarle ma illustra contemporaneamente il contesto politico, sociale, culturale ed economico in cui si trovano queste donne, cosicchè diventa davvero impensabile dare un giudizio o schierarsi. Si può solo commuoversi e piangere leggendo la vita e le sofferenze di queste bambine e di queste madri.
Le cause che l'autrice Xinran, giornalista fondatrice dell'associazione "The Mother's Bridge of Love", che si occupa di costruire un ponte che leghi le bambine adottate, le famiglie adottanti e le madri cinesi, trova per questo fenomeno sono principalmente tre, che naturalmente coesistono tra loro: la tradizione millenaria diffusa nelle campagne cinesi di considerare le femmine come un peso (le famiglie, infatti, ricevevano dal governo un appezzamento di terra per ogni figlio maschio. Inoltre, era il maschio che portava avanti il cognome della famiglia), la politica del figlio unico e l'ignoranza in materia sessuale unita alla libertà acquisita delle giovani cinesi negli anni '80 e '90. E' facile capire le conseguenze estreme di questi fattori mescolati insieme.
La combinazione di queste situazioni ha portato all'esistenza di migliaia di madri che si sono viste costrette (dalla società, dalla famiglia, dal senso di colpa, dalla povertà, ...) ad abbandonare o anche uccidere le proprie figlie appena nate: alcune di queste storie terribili sono raccolte nel libro che non si limita a raccontarle ma illustra contemporaneamente il contesto politico, sociale, culturale ed economico in cui si trovano queste donne, cosicchè diventa davvero impensabile dare un giudizio o schierarsi. Si può solo commuoversi e piangere leggendo la vita e le sofferenze di queste bambine e di queste madri.
Covers:
altre...
L'autrice:
Xinran nasce a Pechino nel 1958. Diventa famosa in tutta la Cina come conduttrice del programma radiofonico di enorme successo “Parole nel vento della sera”, che guida per otto anni.
Nel 1997 si trasferisce con il figlio a Londra, dove attualmente vive. Nel 2002 scrive il suo primo libro. Sposata con un inglese, insegna alla School of Oriental and African Studies dell’Università di Londra.
Bibliografia:
"La metà dimenticata" (The Good Woman of China) - Sperling & Kupfer, 2002
"What the Chinese Don't Eat" - Vintage, 2006
"La strada celeste" (Sky Burial) - Sperling & Kupfer, 2007
"Miss Chopsticks" - Chatto & Windus, 2007
"Le testimoni silenziose" (China Witness) - Longanesi, 2012
Xinran nasce a Pechino nel 1958. Diventa famosa in tutta la Cina come conduttrice del programma radiofonico di enorme successo “Parole nel vento della sera”, che guida per otto anni.
Nel 1997 si trasferisce con il figlio a Londra, dove attualmente vive. Nel 2002 scrive il suo primo libro. Sposata con un inglese, insegna alla School of Oriental and African Studies dell’Università di Londra.
Bibliografia:
"La metà dimenticata" (The Good Woman of China) - Sperling & Kupfer, 2002
"What the Chinese Don't Eat" - Vintage, 2006
"La strada celeste" (Sky Burial) - Sperling & Kupfer, 2007
"Miss Chopsticks" - Chatto & Windus, 2007
"Le testimoni silenziose" (China Witness) - Longanesi, 2012
Lo letto, e trovo che sia straziante, anche se molto utile per sapere come e la storia di queste donne e bambine.
RispondiEliminaSi, infatti ho intenzione di leggere anche tutti gli altri libri che ha scritto Xinran.
EliminaIo prima o poi vorrei leggere anche un libro di J. Chang che si chiama Cigni selvatici, le tre figlie della Cina. Dove racconta l'autrice di se, della madre e della nonna. Mi hanno detto che e molto bello. In quanto a Xinran anche io vorrei leggere altro.
EliminaMi piacerebbe leggerlo, è una di quelle storie che bisogna conoscere, ma sembra davvero pesante dal punto di vista emotivo, non so se ce la potrei fare...
RispondiEliminaGuarda, lo stile non è patetico: l'autrice non punta sulla drammaticità, gli episodi narrati non sono "romanzati", nel senso che non c'è nulla di "costruito" intorno alle storie con lo scopo di far piangere/intenerire/provocare compassione. Il racconto è assolutamente lucido ma non crudo: traspare molta umanità dalle parole di Xinran e anche da questo si capisce che è una persona che ha vissuto e vive ogni giorno sulla sua pelle le situazioni che racconta (per episodi personali, per i racconti raccolti durante la sua esperienza alla radio e per la scrittura dei libri, per la sua attività con l'associazione). Certo, alcuni episodi sono veramente pesanti, soprattutto quelli che l'autrice racconta di aver vissuto in prima persona e non solo ascoltato: lì emerge tutto l'impatto personale che questi episodi hanno avuto su di lei e si sente la differenza con quelli in cui riporta vicende che le sono state raccontate (senza perdere l'empatia che comunque la caratterizza). Io ho pianto davvero un sacco, te lo dico subito, perché è impossibile non immedesimarsi (per quanto mi riguarda, io ho vissuto tutto dal punto di vista delle madri, sia per quanto riguarda la loro sofferenza, sia per il pensiero della sofferenza che "per causa loro" hanno provato le loro figlie), però lo rileggerei altre mille volte: mi ha fatto scattare qualcosa dentro.
EliminaGrazie della precisazione. In effetti mi viene sempre più la voglia di leggerlo. Per ora lo aggiungo alla wishlist, in attesa magari di un momento in cui mi sentirò più in grado di affrontare letture come questa.
RispondiElimina