di Alessandro d'Avenia
Ebook, 290 pagine, Mondadori 2010
Ebook, 290 pagine, Mondadori 2010
Ogni cosa è un colore. Ogni emozione è un colore. Il silenzio è bianco. Il bianco infatti è un colore che non sopporto: non ha confini. Passare una notte in bianco, andare in bianco, alzare bandiera bianca, lasciare il foglio bianco, avere un capello bianco… Anzi, il bianco non è neanche un colore. Non è niente, come il silenzio. Un niente senza parole e senza musica. In silenzio: in bianco. Non so rimanere in silenzio o da solo, che è lo stesso. Mi viene un dolore poco sopra la pancia o dentro la pancia, non l’ho mai capito, da costringermi a inforcare il mio bat-cinquantino, ormai a pezzi e senza freni (quando mi deciderò a farlo riparare?), e girare a caso fissando negli occhi le ragazze che incontro per sapere che non sono solo. Se qualcuna mi guarda io esisto.incipit
Trama: Leo è un sedicenne come tanti: ama le chiacchiere con gli amici, il calcetto, le scorribande in motorino e vive in perfetta simbiosi con il suo iPod. Le ore passate a scuola sono uno strazio, i professori "una specie protetta che speri si estingua definitivamente". Così, quando arriva un nuovo supplente di storia e filosofia, lui si prepara ad accoglierlo con cinismo e palline inzuppate di saliva. Ma questo giovane insegnante è diverso: una luce gli brilla negli occhi quando spiega, quando sprona gli studenti a vivere intensamente, a cercare il proprio sogno. Leo sente in sé la forza di un leone, ma c'è un nemico che lo atterrisce: il bianco. Il bianco è l'assenza, tutto ciò che nella sua vita riguarda la privazione e la perdita è bianco. Il rosso invece è il colore dell'amore, della passione, del sangue; rosso è il colore dei capelli di Beatrice. Perché un sogno Leo ce l'ha e si chiama Beatrice, anche se lei ancora non lo sa. Leo ha anche una realtà, più vicina, e, come tutte le presenze vicine, più difficile da vedere: Silvia è la sua realtà affidabile e serena. Quando scopre che Beatrice è ammalata e che la malattia ha a che fare con quel bianco che tanto lo spaventa, Leo dovrà scavare a fondo dentro di sé, sanguinare e rinascere, per capire che i sogni non possono morire e trovare il coraggio di credere in qualcosa di più grande.
Commento personale: Difficile dare un giudizio a questo romanzo, le mie impressioni sono ambivalenti: da una parte c’è la storia che è molto tenera e toccante e inoltre comunica dei messaggi positivi sull’amore, l’amicizia, la scuola, i genitori… insomma, su tutto ciò che è il mondo degli adolescenti. Dall’altra c’è lo stile con cui il romanzo è scritto e che, specialmente nella prima metà, proprio non è piaciuto: capisco la volontà dell’autore di “far parlare” il protagonista, però anche leggere 200 pagine scritte come i temi dei quindicenni dopo un po’ infastidisce. Per non parlare poi delle frasone ad effetto da citazione sul diario che probabilmente a 15 sarebbero sembrate anche a me incredibilmente sagge, non lo so, però adesso mi sono sembrate un po’ ridicole. Forse sto solo invecchiando.
Tornando agli aspetti che invece ho trovato positivi, e che mi fanno concludere che se fossi genitore consiglierei a mio figlio/a di leggere questo libro, quello principale è la reale maturazione del protagonista: Leo all’inizio del romanzo è il classico quindicenne scemo che non dà importanza a nulla, poi affronta qualcosa di così grande e doloroso che nel giro di pochi mesi gli permette di cambiare completamente prospettiva sulla sua vita e sulle sue priorità. Certo, a quindici anni un qualsiasi ragazzo ha il sacrosanto diritto di essere un po’ scemo perché è giusto così: un adolescente deve essere spensierato, deve pensare che il suo problema più grande sia l’interrogazione del giorno dopo o il fatto che la biondina della classe accanto non lo degna di uno sguardo. Purtroppo oggi capita sempre più spesso che i ragazzi vadano oltre e perdano completamente la bussola: basta avere un adolescente in famiglia per rendersene conto, vengono talmente sopraffatti da tutto quello che gli gira intorno (e purtroppo da questo punto di vista secondo me le tecnologie non aiutano) che anche se hanno alle spalle famiglie che li sostengono, spesso si perdono comunque.
Con la fortissima esperienza che vive, Leo sbatte la faccia contro la realtà, e con fatica e sofferenza riesce ad uscirne, stremato ma comunque vincente: sicuramente essendo un romanzo è stato fatto in modo che incontrasse le persone giuste e questo purtroppo nella vita vera non sempre accade, come non sempre accade che una persona sia abbastanza “tosta” caratterialmente da non mollare davanti alle difficoltà. In ogni caso trovo che il libro comunichi un messaggio molto diverso da altre storie per adolescenti (mi riferisco, ad esempio, ai Tre metri sopra il cielo di Moccia, romanzo che non ho ancora letto ma di cui ho visto il film e credo che, anche con tutte le variazioni da esigenze cinematografiche, il succo non cambi) che calcano la mano sui “falsi miti” dei problemi a scuola, con la ragazza, il sesso, ecc. Ecco, una cosa che mi è piaciuta molto è che qui il sesso non c’è, ma non viene semplicemente scavalcato: viene affrontato ma non è una priorità, perchè c’è molto di più.
Il finale è molto delicato, e sono contenta che non sia stato qualcosa di patetico: dopotutto, a quindici anni si hanno molti stimoli e ragioni per rialzarsi dopo una caduta.
Tornando agli aspetti che invece ho trovato positivi, e che mi fanno concludere che se fossi genitore consiglierei a mio figlio/a di leggere questo libro, quello principale è la reale maturazione del protagonista: Leo all’inizio del romanzo è il classico quindicenne scemo che non dà importanza a nulla, poi affronta qualcosa di così grande e doloroso che nel giro di pochi mesi gli permette di cambiare completamente prospettiva sulla sua vita e sulle sue priorità. Certo, a quindici anni un qualsiasi ragazzo ha il sacrosanto diritto di essere un po’ scemo perché è giusto così: un adolescente deve essere spensierato, deve pensare che il suo problema più grande sia l’interrogazione del giorno dopo o il fatto che la biondina della classe accanto non lo degna di uno sguardo. Purtroppo oggi capita sempre più spesso che i ragazzi vadano oltre e perdano completamente la bussola: basta avere un adolescente in famiglia per rendersene conto, vengono talmente sopraffatti da tutto quello che gli gira intorno (e purtroppo da questo punto di vista secondo me le tecnologie non aiutano) che anche se hanno alle spalle famiglie che li sostengono, spesso si perdono comunque.
Con la fortissima esperienza che vive, Leo sbatte la faccia contro la realtà, e con fatica e sofferenza riesce ad uscirne, stremato ma comunque vincente: sicuramente essendo un romanzo è stato fatto in modo che incontrasse le persone giuste e questo purtroppo nella vita vera non sempre accade, come non sempre accade che una persona sia abbastanza “tosta” caratterialmente da non mollare davanti alle difficoltà. In ogni caso trovo che il libro comunichi un messaggio molto diverso da altre storie per adolescenti (mi riferisco, ad esempio, ai Tre metri sopra il cielo di Moccia, romanzo che non ho ancora letto ma di cui ho visto il film e credo che, anche con tutte le variazioni da esigenze cinematografiche, il succo non cambi) che calcano la mano sui “falsi miti” dei problemi a scuola, con la ragazza, il sesso, ecc. Ecco, una cosa che mi è piaciuta molto è che qui il sesso non c’è, ma non viene semplicemente scavalcato: viene affrontato ma non è una priorità, perchè c’è molto di più.
Il finale è molto delicato, e sono contenta che non sia stato qualcosa di patetico: dopotutto, a quindici anni si hanno molti stimoli e ragioni per rialzarsi dopo una caduta.
Inizio lettura: 06 maggio 2013
Fine lettura: 08 maggio 2013
Nessun commento:
Posta un commento
Se ti va, lasciami la tua opinione!