The Uncommon Reader
di Alan Bennett
Paperback, 95 pagine, Adelphi 2007
di Alan Bennett
Paperback, 95 pagine, Adelphi 2007
A Windsor quella sera c’era il banchetto ufficiale, e mentre il presidente francese si affiancava a Sua Maestà la famiglia reale si schierò alle loro spalle, e la processione si avviò lentamente verso la sala Waterloo.
«Adesso che possiamo parlarle a quattrocchi,» disse la regina sorridendo a destra e a sinistra mentre avanzavano fra gli ospiti sfolgoranti «vorremmo tanto chiederle la sua opinione sullo scrittore Jean Genet».
«Ah» disse il presidente. «Oui».
La Marsigliese e l’inno nazionale li costrinsero a interrompersi, ma una volta seduti Sua Maestà riprese da dove era rimasta.
«Omosessuale e avanzo di galera… ma era davvero come l’hanno dipinto? E il suo talento» e sollevò il cucchiaio da consommé «era davvero così straordinario?».
Non essendo stato ragguagliato sul glabro drammaturgo e romanziere, il presidente si guardò attorno stravolto in cerca del ministro della Cultura. Ma costei era immersa in conversari con l’arcivescovo di Canterbury.
«Jean Genet,» ripeté premurosa la regina «vous le connaissez?».
«Bien sûr» disse il presidente.
«Il nous intéresse» ribadì Sua Maestà.
«Vraiment?». Il presidente posò il cucchiaio. Lo attendeva una lunga serata.incipit
Trama: A una cena ufficiale, circostanza che generalmente non si presta a un disinvolto scambio di idee, la regina d’Inghilterra chiede al presidente francese se ha mai letto Jean Genet. Ora, se il personaggio pubblico noto per avere emesso, nella sua carriera, il minor numero di parole arrischia una domanda del genere, qualcosa deve essere successo. E in effetti è successo qualcosa di semplice, ma dalle conseguenze incalcolabili: per un puro accidente, la sovrana ha scoperto quegli oggetti strani che sono i libri, non può più farne a meno e cerca di trasmettere il virus della lettura a chiunque incontri sul suo cammino. Con quali ripercussioni sul suo entourage, sui sudditi, sui servizi di sicurezza e soprattutto sui lettori lo scoprirà solo chi arriverà all’ultima pagina, anzi all’ultima riga. Perché oltre alle irrefrenabili risate questa storia ci regala un sopraffino colpo di scena, uno di quei lampi di genio che ci fanno capire come mai Alan Bennett sia considerato un grande maestro del comico e del teatro contemporaneo.
Commento personale: La sovrana lettrice faceva parte, insieme a molti altri libri, della mia categoria “vorrei ma mi spaventa”, ovvero quei romanzi che mi attirano e mi incuriosiscono, per i quali a intuito ho delle altissime aspettative e che non oso leggere per il timore che mi deludano. Dopo essermi fatta coraggio ed essermici finalmente buttata posso confermare con grande sollievo che mi è piaciuto un sacco! Innanzitutto non è il classico romanzo sulla lettura pieno di frasi fintamente profonde per far capire che l’autore è immensamente saggio (vedi Firmino di Sam Savage), e già questo è un punto a favore. In secondo luogo è ironico e fa sorridere (non ci si fatto “irrefrenabili risate” come scrive chi ha fatto la quarta di copertina ma a volte scappa anche il risolino) e infine offre una gran varietà di spunti per le mie future letture citando molti autori che al momento non conosco.
L’immagine che viene data della regina Elisabetta II merita la lettura del romanzo, perché abituati come siamo a vederla sempre severa e formale è divertente vederla nei panni più informali della lettrice che prende coscienza di se e di coloro che la circondano grazie ai libri. Per quanto ironico, comunque, il ritratto che ne fa Bennet non è assolutamente irrispettoso, anzi, forse proprio questo lato più umano che l’autore ci fa immaginare contribuisce a renderla più simpatica ai nostri occhi (anche se a me è sempre piaciuta perché è uguale a mia nonna, soprattutto con gli occhiali da vista). Il finale è del tutto inatteso e mi ha fatto effettivamente scoppiare in una bella risata di soddisfazione perché proprio non me l’aspettavo.
L’immagine che viene data della regina Elisabetta II merita la lettura del romanzo, perché abituati come siamo a vederla sempre severa e formale è divertente vederla nei panni più informali della lettrice che prende coscienza di se e di coloro che la circondano grazie ai libri. Per quanto ironico, comunque, il ritratto che ne fa Bennet non è assolutamente irrispettoso, anzi, forse proprio questo lato più umano che l’autore ci fa immaginare contribuisce a renderla più simpatica ai nostri occhi (anche se a me è sempre piaciuta perché è uguale a mia nonna, soprattutto con gli occhiali da vista). Il finale è del tutto inatteso e mi ha fatto effettivamente scoppiare in una bella risata di soddisfazione perché proprio non me l’aspettavo.
Inizio lettura: 22 novembre 2012
Fine lettura: 24 novembre 2012
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