Le mie letture: I miei giorni alla libreria Morisaki, di Satoshi Yagisawa

I miei giorni alla libreria MorisakiI miei giorni alla libreria Morisaki di Satoshi Yagisawa
My rating: 3 of 5 stars

I miei giorni alla libreria Morisaki è un libro che è riuscito nella missione di farmi stare bene e alleggerirmi lo spirito, due cose di cui avevo profondamente bisogno dopo la bella ma devastante lettura di "Nomadland".

La storia di Satoshi Yagisawa ha tutti gli ingredienti per risultare una lettura perfetta per trascorrere un paio di giorni di serenità: ambientato in mezzo ai libri, con una protagonista timida e riservata, racconta le vicende quotidiane di una ragazza che si rifugia della libreria dello zio per fuggire da una delusione d'amore che ha compromesso anche la sua carriera e che lì ritroverà se stessa e migliorerà anche la vita delle persone che le stanno attorno.

Le atmosfere del romanzo mi hanno ricordato un sacco quelle pure e innocenti degli anime giapponesi alla Kiss Me Licia (in cui i piccoli drammi quotidiani sono il fulcro della storia), inclusa quella sensazione vagamente irritante che ho sempre provato verso l'atteggiamento spesso passivo e inerme dei personaggi di fronte alle vicende della vita, anche le più banali, al grido di: "meglio rovinarmi la vita e restare per sempre con dubbi irrisolti, piuttosto che confrontarmi con l'altra persona e risolvere i problemi".

La storia è organizzata in modo un po' particolare, come se riunisse nella stessa macro-trama due diversi racconti, che in un certo senso espandono la storia della protagonista e dei personaggi secondari, esplorando diversi aspetti della loro storia. La mia preferita è stata la prima metà, probabilmente perché è più incentrata sui libri e sulla protagonista, mentre la seconda approfondisce di più la storia dello zio, ed è forse quella che mi ha creato più problemi di comprensione delle azioni dei personaggi.

Indipendentemente dalle preferenze, ciò che ho apprezzato maggiormente è stato l'essere riuscita a godermi davvero la lettura, di essermi rilassata con questa storia che probabilmente non mi resterà impressa a lungo, ma che mi lascerà sicuramente il ricordo la sensazione di calore e di conforto che mi ha trasmesso. E a volte già questo è più che sufficiente.

Le mie letture: Nomadland, di Jessica Bruder

Nomadland. Un racconto d'inchiestaNomadland. Un racconto d'inchiesta di Jessica Bruder
My rating: 4 of 5 stars

Ammetto che non sia stata un'idea geniale scegliere questo titolo, essendo già rimasta profondamente turbata dal film e conoscendo lo stato emotivo un po' delicato che mi ritrovo ultimamente.

Credevo che, trattandosi di un reportage giornalistico, potesse risultare più distaccato rispetto ad un romanzo, e da un certo punto di vista è così, però l'effetto che questo distacco porta con sè è quello di accentuare ancora di più le contraddizioni di un paese che non esita a gettare via come stracci troppo usati i suoi cittadini, e un sistema che spreme le persone fino all'osso, fino a che non ne rimane più nulla.

Inoltre al libro manca l'effetto parzialmente consolante degli immensi orizzonti americani, quei panorami mozzafiato che riempiono l'anima di un senso inebriante di libertà, e lascia invece intatti tutta l'amarezza e il senso di ingiustizia e di sconforto che le storie di queste persone provocano in chi le ascolta.

Il punto è che non è possibile non mettersi nei panni di questi uomini e donne che, come dice l'autrice, hanno rispettato il patto con la società lavorando tutta una vita e si sono ritrovati con nulla in mano se non un camper o una roulotte e lavori massacranti e sottopagati. Il tutto a 60 o 70 anni. L'autrice ce li mostra in tutta la loro disarmante umanità: racconta la loro battaglia per ritagliarsi un posto in una società che gli ha chiuso in faccia tutte le porte e ci mostra come di fronte ai momenti più bui, quattro ruote possono rappresentare quella speranza che sembrava irraggiungibile. Ma il prezzo da pagare è altissimo.

Il libro è quindi durissimo da digerire, un boccone amaro che proprio non vuole saperne di andare giù, perchè racconta una realtà che merita di essere conosciuta ma da cui è impossibile non rimanere toccati. Per tutto il tempo non ho potuto fare a meno di chiedermi cosa farei se accadesse a me, e onestamente mi ha terrorizzato anche solo pensare la domanda, figuriamoci dare una risposta.