Le mie letture: Boy Erased, di Garrard Conley

Boy Erased: Vite cancellateBoy Erased: Vite cancellate by Garrard Conley
My rating: 3 of 5 stars

Boy Erased - vite cancellate è la storia storia autobiografica di Garrard Conley, nato e cresciuto in una comunità evangelica dell'Arkansas, che dopo aver dichiarato ai genitori la propria omosessualità viene sottoposto alla cosiddetta "terapia della conversione" da parte dell'associazione cristiana Love In Action che, fondata nel 1973, si poneva l'obiettivo di "curare" le persone omosessuali.

Il libro ci mostra dall'interno le violenze psicologiche perpetrate da queste "terapie" sulle persone che le subiscono: esercizi basati sul senso di colpa, sul costante ribadire il proprio stato di peccatori e sulla continua analisi di ciò che c'è di sbagliato in sé e nella propria genealogia familiare. Il tutto è condito da incessanti rimandi al testo biblico, che rendono l'atmosfera pesante e claustrofobica, proprio per la ripetizione ossessiva di queste frasi roboanti, minacciose e apocalittiche pronunciate dai personaggi.

Questi elementi, che da una parte aiutano a comprendere lo stato emotivo di continua pressione psicologica a cui è sottoposto il protagonista, hanno reso la mia lettura non troppo scorrevole, e da questo punto di vista credo mi abbia molto aiutato l'aver ascoltato il libro nella sua versione audiobook: mettersi le cuffie e far partire una storia, anche un po' pesante, aiuta moltissimo a superare anche i punti più lenti della narrazione.

L'elemento che mi ha più convinto è senza dubbio l'onestà con cui l'autore ci racconta se stesso e le proprie emozioni. Credo infatti che uno degli aspetti più difficili da accettare di questa storia sia proprio la figura dell'autore/protagonista: il Conley ragazzo che noi seguiamo durante la terribile esperienza che ha vissuto è totalmente parte della comunità in cui è cresciuto, la quale ha plasmato la sua identità e le sue idee. È lui per primo a sentire il bisogno di "curare" la propria omosessualità, a ritenere che i suoi genitori abbiano ragione a non poterlo accettare in quanto peccatore.

Si tratta di un atteggiamento che trovo perfettamente normale e più che comprensibile, che però crea anche delle sfumature di personalità nelle quali non è semplice identificarsi. Mi spiego meglio: i romanzi, ma più in generale le narrazioni di episodi di violenza (di qualsiasi genere) tendono spesso a trasporre la personalità delle vittime il più possibile scevra da contraddizioni o contrasti, come se una persona potesse guadagnarsi il ruolo di vittima soltanto se ha vissuto come una sorta di santo martire o se i suoi tentativi di ribellione siano stati tarpati crudelmente dai suoi carnefici. In questo caso il percorso del protagonista per vedersi egli stesso come vittima, è un percorso molto lungo e complesso, che consiste nel dover abbattere tante certezze con cui è cresciuto e con cui ha sempre convissuto. Questo lo porta spesso ad assumere dei comportamenti che sono dei veri e propri auto sabotaggi, e ciò rende ancora più difficile la lettura, specialmente dal punto di vista emotivo.

La mia opinione generale è che questa sia una di quelle storie che ci permettono, seppure con fatica, di metterci davvero nei panni degli altri e di farlo in una situazione che ci obbliga a dover accettare anche dei punti di vista o dei percorsi di vita che non condividiamo.