[Recensione] Una nuova vita, di Roger Rosenblatt


Novembre 2008. A pochi giorni dal Natale, lo scrittore Roger Rosenblatt e la moglie Ginny ricevono la notizia della morte della figlia Amy, 38 anni, medico, sposata e mamma di tre bambini di 1, 5 e 6 anni. Da quel giorno per la famiglia tutto cambia: i nonni si trasferiscono a casa del genero per aiutarlo a badare ai bambini, si instaurano nuovi ritmi, nuove piccole abitudini. Dove prima c'era la mamma, adesso ci sono la nonna, le zie, le amiche dei genitori.

E lentamente questa famiglia va avanti, sopravvive ad un dolore che è difficilmente descrivibile a parole e del quale infatti Rosenblatt non parla mai apertamente, ma che emerge dagli eventi quotidiani ("sto vivendo la vita di Amy" dice ad un certo punto Ginny Rosenblatt al marito, e in questa frase c'è tutta l'innaturalità della loro situazione), dalle frasi che ogni tanto i bambini si lasciano sfuggire, dall'incapacità di Roger Rosenblatt di ascoltare l'ultimo messaggio lasciato da Amy sulla segreteria telefonica del fratello.

Ma nonostante tutto, questo non è un libro di dolore, che lascia con un peso sul cuore. Anzi. Lascia tanto spazio alla positività, ai buffi anedotti con i bambini, ai momenti di serenità, ai piccoli successi di ogni giorno. E soprattutto è un libro che guarda al futuro, ben sapendo che - almeno per gli adulti - la vita non sarà mai più la stessa e il lutto non sarà mai davvero superato. Ma nonostante questo nessun membro della famiglia si ferma. Da una parte c'è il desiderio di creare una nuova normalità per i bambini e di proteggerli per far sì che questo enorme vuoto lasciato dalla perdita della loro mamma non sia un freno per la loro crescita, dall'altra c'è l'amore reciproco di questa famiglia che si stringe e si supporta costantemente.

Apro una piccola parentesi sul titolo, che trovo perfetto e bellissimo: nonostante il dolore, la rabbia e il vuoto immenso, la vita di questa famiglia non finisce, si rinnova. E credo che questo sia un enorme faro che illumina anche i momenti più bui.


[Recensione] Rosemary's Baby


Due giovani sposi, Guy e Rosemary, si trasferiscono nel loro nuovo appartamento in uno dei più prestigiosi edifici di New York. Lui è un attore che attende la sua grande occasione, lei una casalinga che sogna di diventare una brava moglie e madre di tanti bambini. I loro vicini, i Castavet, un’anziana coppia un po’ invadente ma tanto gentile, si prodigano fin da subito per farli sentire a loro agio, e tra un invito a cena e favori non richiesti, si insinuano sempre più profondamente nella vita di Rosemary.

Complici alcune strane coincidenze e delle dicerie piuttosto inquietanti, Rosemary si fa sempre più convinta che qualcosa di strano avvenga nel palazzo e che i coniugi Castavet siano in realtà più interessati al bambino di cui nel frattempo è rimasta incinta. Sarà vero o sono tutte paranoie?

Non ho intenzione di dire una parola in più, perché non sapere cosa vi aspetta è il segreto per godersi al massimo questa storia, il cui punto forte è senza dubbio la gestione della tensione attraverso il ritmo narrativo che è a dir poco perfetto; un’escalation regolare ma sempre più frenetica che porta a divorare le ultime pagine perché alla disperata ricerca della risposta: è Rosemary ad essere pazza oppure i suoi sospetti sono fondati? Inoltre il romanzo non soffre del problema tipico dei thriller (avete presente? costruiscono chissà quali aspettative, la tensione sale, sale, sale e poi… tutto si sgonfia in un finale affrettato, che sembra “buttato lì” e che delude enormemente proprio per il contrasto nella gestione del ritmo narrativo tra le ultime pagine e tutto il resto del libro) perché la conclusione, nonostante non mi abbia del tutto convinta dal punto di vista della trama, è gestita in maniera eccellente dal punto di vista tecnico: all’apice della tensione tutto si ferma, come in un limbo, una stasi del tutto inaspettata e spiazzante e poi le battute finali, che lasciano letteralmente a bocca aperta.